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Il barone rampante - Italo Calvino

La lettura di questo libro mi ha entusiasmato ed il personaggio di Cosimo mi ha 'stregato' per il coraggio ed anche la forza di volontà che l'hanno spinto a disobbedire, volutamente, e a lasciare la famiglia, iniziando una nuova vita di sfide contro gli altri e, soprattutto, contro SE STESSO, lassù sugli alberi, conducendo un'esistenza diversa ma non per questo monotona o stancante, anzi, si potrebbe definire, addirittura, avventurosa. Vivere sugli alberi, diventa, comunque, un pretesto per mantenere tra sé ed i suoi simili una "minima ma invalicabile distanza", come sostiene l'autore stesso. Infatti questa immagine di un uomo che si arrampica sulle piante per sfuggire alla routine ed alla solita gente, rappresenta in un certo senso l'immagine dell'uomo attuale, che, oppresso dal lavoro, delle persone, dagli impegni professionali o, semplicemente dalla noiosa quotidianità, decide di trovare una via di scampo e di EVADERE.
É probabile che l'esempio di Calvino sia portato un po' all'eccesso, ma é pur vero che, spesso, le persone troppo rigide, abitudinarie e che vogliono rientrare a tutti i costi entro determinati schemi, sono anche le più cieche, quelle che non riescono a vedere più in lá del proprio naso.
L'autore commenta così la presentazione del suo romanzo:"La prima lezione che potremmo trarre dal libro é che la disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più ardua e rigorosa di quella a cui ci si ribella."

Yossl Rakover si rivolge a Dio - Zvi Kolitz

Varsavia, 28 aprile 1943: mentre i nazisti stanno per abbattere le ultime resistenze nel Ghetto, Yossl, ultimo sopravvissuto ad una moglie e sei bambini, attende la morte e richiama l’attenzione di Dio. Perché l’Unico, in quei giorni di tenebra, sembra davvero essersi allontanato, sembra davvero averlo abbandonato, e Yossl lo richiama all’ordine.

Ma quando Yossl alza lo sguardo, tra la polvere e le macerie, non è più solo Yossl, siamo noi, messi di fronte alle Domande che abbiamo paura di porci. Prima o poi capita, quando si cresce: quando scompare il Dio dell’infanzia e della consolazione, arriva il momento dei dubbi e dell’angoscia, dell’essere in bilico sullo strapiombo. E tutto diventa ancora più difficile, se per qualche motivo durante la vita cala quel terribile silenzio, quando si ha la sensazione (come per Yossl) che Dio si ritiri dal mondo e nasconda il volto.
E si può, come tenta Yossl, sotto un cielo vuoto, cercare ancora un mondo sensato e buono?

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