Piero fa la Merica
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Materiale linguistico moderno

Malaguti, Paolo <1978->

Piero fa la Merica

Abstract: Quelli come i Gevori li chiamano «i bisnenti»: hanno due volte niente. Per loro partire, più che una scelta, è un tuffo in un niente diverso, ancora sconosciuto. Anche se dai boschi del Veneto alle foreste del Brasile il viaggio è così lungo. Soprattutto in nave, soprattutto alla fine dell’Ottocento. Attraverso gli occhi di Piero, che ha quindici anni e tante cose in testa, Paolo Malaguti racconta l’epopea e la perdita dell’innocenza degli italiani nelle Americhe: il gesto rapinoso di costruire il mondo tra animali mai visti e piante lussureggianti, dove la lotta con la natura è un corpo a corpo quotidiano. E il futuro una scommessa. Piero dei Gevori ha quindici anni e vive ai margini del bosco del Montello, l’antica riserva di legna della Serenissima. In famiglia sono tantissimi e poverissimi, hanno una casa che sta in piedi per miracolo, mangiano poco e non possiedono nulla. Come se non bastasse, la cattiva sorte si accanisce su di loro. Da qualche tempo, giù al paese, si dice che alla Merica regalino la terra a chi ha voglia di lavorare. Dopo l’ennesima ingiustizia, per i Gevori mettersi in viaggio in cerca di fortuna non è più una scelta, ma l’unica salvezza. Eppure, quando arrivano in Brasile insieme alla marea di italiani in fuga dalla miseria, non trovano il paradiso promesso. Lì in mezzo al nulla bisogna farsi spazio, abbattere gli alberi per costruire tutto da zero: dovranno strappare la terra al mato, tra le minacce sconosciute della foresta vergine, lontani da tutto e da tutti, senza alcuna possibilità di tornare alla vita che si sono lasciati alle spalle. Piero aiuta il padre e la sorella a mandare avanti il fondo, tira su case, semina granturco e fagioli: arriva alla sera con le ossa rotte, ma nel frattempo cresce. E crescendo impara due cose: che per morire basta il morso di un serpente, e che il primo amore è più pericoloso di tutte le bestie feroci messe insieme. Nel groviglio del mato, oltretutto, sarà lui a scoprire quello che nessuno aveva rivelato ai migranti. La loro terra appartiene ad altri, i nativi che quelle colline le abitano da sempre. Nel suo nuovo romanzo, Paolo Malaguti dà vita a una pagina dimenticata della migrazione italiana. Con la felicità narrativa che ben conosciamo e una lingua che ha i colori del veneto, dell’italiano e del portoghese, ci proietta in un mondo lontano e avventuroso, fatto di fatica e piante esotiche, febbre dell’oro e tradizioni da custodire a un oceano di distanza.


Titolo e contributi: Piero fa la Merica / Paolo Malaguti

Pubblicazione: Einaudi, 2023

Descrizione fisica: 193 p. ; 23 cm

EAN: 9788806259761

Data:2023

Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)

Paese: Italia

Nomi: (Editore) (Autore)

Soggetti:

Classi: 853.92 Narrativa italiana. 2000- [22]

Dati generali (100)
  • Tipo di data: monografia edita in un solo anno
  • Data di pubblicazione: 2023
  • Target: adulti, generale
Testi (105)
  • Genere: fiction

Sono presenti 11 copie, di cui 3 in prestito.

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C’è miseria e miseria e infatti quella dei Gevori è propria di chi non ha assolutamente niente, al punto che vengono chiamati “bisnenti”. Quando non si ha la possibilità di mangiare due volte al giorno e al massimo si può sperare in una fetta di polenta appena condita con dei piccoli merli, raccolti nel nido e a cui è stata schiacciata la testina stringendola fra due dita, non resta che la disperazione, disperazione che li travolge quando viene venduta la terra su cui insiste, addossata alla recinzione di una villa, la baracca in cui trovano riparo, la loro miserrima dimora. Dove potranno andare? L’unica possibilità è di fuggire la miseria andando in una terra promessa, nel lontano e inesplorato Brasile. Ma anche là, pur saziando la loro fame di terra, pur riuscendo ogni giorno a mangiare, saranno un po’ meno miseri, diventeranno poveri. Soprattutto impareranno che la terra che ora è loro, sottratta alla foresta, è stata rubata anche ai legittimi proprietari, gli indios, sterminati con la ferocia di chi vuole difendere e magari accrescere il proprio piccolo patrimonio.
L’ultimo romanzo di Paolo Malaguti non è solo un omaggio a chi è fuggito dall’Italia in cerca di una vita migliore, ai nostri migranti partiti alla ventura come quelli che approdano alle nostre coste, è la storia della crescita di Piero, un ragazzo abbastanza grande da capire il dolore dell’umanità, ma anche abbastanza piccolo per portarselo dentro, per piangere senza lacrime, in una lacerazione dell’animo che lo porterà a maturare, a conoscere esattamente cosa è l’amore, cosa sono il bene e il male, a vedere con occhi non più innocenti, ma disincantati che senza la miseria non ci può essere la ricchezza.
Malaguti disegna la trama per gradi, con delicatezza e anche pietà dove occorre, con l’autentica compassione verso i protagonisti di un’umile tragedia, dalla partenza per il viaggio verso lo sconosciuto Brasile, ammassati nella stiva di un bastimento, alla scoperta della loro meta finale. I personaggi sono perfettamente delineati, gente dai cuori induriti di chi non ha proprio niente, nemmeno il piacere di vivere, componenti di famiglie che non hanno nulla da perdere, perché nulla posseiedono, e anche gli amori, che possono sbocciare come un piccolo fiore in una pietraia, durano poco, vinti dalla necessità di sopravvivere.
Paolo Malaguti, dopo alcuni romanzi di qualità altalenante, sembra aver trovato la sua strada, quella in cui si racconta la storia di gente che altrimenti non avrebbe storia, dal rasserenante Il Moro della cima, all’emancipazione femminile di Fumana, per arrivare prima alla maturazione del barcarolo Gambeto e ora alla dolente constatazione della miseria come un vestito che non riesci mai a toglierti di dosso, propria di quest’ultimo romanzo.
Piero fa la Merica è veramente bello, fa riflettere, resta indelebilmente dentro.

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