Dante
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Materiale linguistico moderno

Barbero, Alessandro <1959->

Dante

Abstract: Un uomo del Medioevo, immerso nel suo tempo. Questo il Dante che ci racconta un grande storico in pagine di vivida bellezza. Dante è l’uomo su cui, per la fama che lo accompagnava già in vita, sappiamo forse più cose che su qualunque altro uomo di quell’epoca, e che ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un giovane uomo innamorato o cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia. Alessandro Barbero segue Dante nella sua adolescenza di figlio d’un usuraio che sogna di appartenere al mondo dei nobili e dei letterati; nei corridoi oscuri della politica, dove gli ideali si infrangono davanti alla realtà meschina degli odi di partito e della corruzione dilagante; nei vagabondaggi dell’esiliato che scopre l’incredibile varietà dell’Italia del Trecento, fra metropoli commerciali e corti cavalleresche. Il libro affronta anche le lacune e i silenzi che rendono incerta la ricostruzione di interi periodi della vita di Dante, presentando gli argomenti pro e contro le diverse ipotesi e permettendo a chi legge di farsi una propria idea, come quando il lettore di un romanzo giallo è invitato a gareggiare con il detectivee arrivare per proprio conto a una conclusione.


Titolo e contributi: Dante / Alessandro Barbero

Pubblicazione: Laterza, 2020

Descrizione fisica: VI, 361 p. ; 24 cm

EAN: 9788858141649

Data:2020

Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)

Paese: Italia

Nomi: (Autore) (Editore)

Soggetti:

Classi: 851.1 Poesia italiana. Origini-1375 [22]

Dati generali (100)
  • Tipo di data: monografia edita in un solo anno
  • Data di pubblicazione: 2020
  • Target: adulti, generale
Testi (105)
  • Genere: saggi

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Ciao @RENZO MONTAGNOLI, sei sicuro di non aver raccontato tu una Divina Commedia? Nemmeno io nei testi di scuola scrivevo così!!!!!! Comunque se hai scritto così tanto vuol dire che ti è piaciuto e io che sono un appassionata di Dante e del modo che scrive mi piace che anche qualcun altro si appassioni a ciò che ha scritto. Ciao

La Divina Commedia è un’opera fra le più conosciute, che si studia a scuola non solo in Italia. Quindi, chi più chi meno, in base al livello di istruzione ricevuto, è a conoscenza di un contenuto che è in tutti i sensi senza tempo, proprio del capolavoro universale. Del suo autore Dante Alighieri tuttavia sappiamo poco, a mala pena conosciamo, pur se non sicure nel giorno, le date di nascita e di morte e della sua travagliata esistenza siamo solo al corrente che per motivi politici fu esiliato dalla sua Firenze. Tutto il resto, però, che occorre per inquadrare il personaggio nella sua epoca, i cui fatti indubbiamente finiscono sempre con avere riflessi su ciò che ha scritto, ci sono solo vagamente conosciuti, un po’ perché Dante è enigmatico, un po’ perché il periodo storico, a cavallo fra il XIII e XIV secolo, non era in grado di fornire ampie documentazioni sull’autore di un’opera che già allora era famosissima. Alessandro Barbero, di cui si apprezzano le indubbie qualità di storico, cerca di provvedere in merito, scrivendo una biografia che non è frequente nella sua produzione (così a memoria me ne sovviene solo un’altra, quella di Carlo Magno), ma che ha il pregio dei romanzi storici, senza tuttavia esserlo, perché alla fantasia non è lasciato nulla, nel senso che siamo in presenza di un vero e proprio saggio. Tuttavia l’abilità dell’autore nel proporre è tale che il risultato non è greve, come invece in genere sono i testi storici, ma ha la capacita di avvincere come in in romanzo ben riuscito. Del resto, l’incertezza su tanti fatti della vita di Dante lascia il campo a una fantasia tecnica, cioè alla formulazione di ipotesi, esaminate negli aspetti positivi e negativi, il più delle volte senza privilegiarne nessuna. Per esempio ci si chiede se Dante fosse un nobile e così veniamo a sapere che all’epoca il concetto di nobiltà era diverso da quello da noi conosciuto e nel caso specifico, pur considerando tanti elementi, la famiglia Alighieri si sarebbe potuta definire al più benestante, ma non certo nobile. Di pari passo, di ipotesi in ipotesi, sulla base di documenti dell’epoca, in apparenza poco significativi, tenuto conto di quanto scritto in epoca successiva dal Boccaccio, nonché da storici quasi contemporanei, o di poco posteriori, siamo in grado di farci un’idea non solo di quel che fu l’esistenza di Dante, ma anche di come si vivesse allora. Così abbiamo capitoli dietro capitoli che parlano del clan degli Alighieri, dell’infanzia di Dante, dell’amore (puramente platonico per Beatrice, che morirà giovanissima e già maritata con altra persona), degli studi, del matrimonio stesso di Dante, dei suoi affari, della politica estremizzante in essere a Firenze, insomma tutta una serie di aspetti che, se pur relativi al poeta, ci danno una visione tutto sommato esauriente di un certo periodo storico che riguarda anche altre città, perché l’esilio di Dante fu tutt’altro che sedentario. Al riguardo dimorò, ospite dei signori del luogo, a Forlì, in Lunigiana, a Bologna, a Padova, nella Marca Trevigiana, nel Casentino a Verona, e da ultimo a Ravenna, dove morì. Benchè l’ospitalità si basasse sul presupposto di avere a corte un poeta famoso, che fra l’altro si rendeva utile come segretario o come incaricato di missioni diplomatiche speciali, era evidente che il soggiorno dopo un po’ di tempo, per vari motivi, ma soprattutto per la sensazione di essere di troppo finiva con il pesare nella decisione di spostarsi in altro luogo. In effetti Dante si crucciava di questo fatto, non dipendente dalla sua volontà, poiché all’esiliato erano confiscati anche i suoi beni in patria, al punto che nel Paradiso (XVII 58 – 60) scrive: Tu proverà sì come sa di sale / Il pane altrui, e com’è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale. Più esplicito di così sulla sua condizione di esule non poteva essere.
Da questo lavoro di Barbero esce un Dante dalle molteplici sfaccettarure, un politico, prima ancora che poeta, che fu artefice e vittima della sua condotta fiorentina, sussistendo anche l’ipotesi che, quando rivestì delle cariche importanti nel governo della città, privilegiò taluni e magari non disinteressatamente. Se il politico Dante ha probabilmente limiti e anche colpe, di tutt’altra pasta è il poeta Dante, un artista eccelso, già famoso ai suoi tempi e ancor di più nelle epoche successive. Un grande, insomma si potrebbe definirlo, giudizio che può essere esteso al suo biografo Alessandro Barbero che ancora una volta si conferma storico scrupoloso (alle note sono dedicate un centinaio di pagine) e sempre capace di avvincere il lettore.

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