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R: Non è stagione - Antonio Manzini
Non c’è che dire, il vicequestore Rocco Schiavone è proprio bravo, visto che, sia pure a suo modo, riesce a venire a capo ai casi più complicati, come questo che vede il rapimento di una bella ragazza, figlia di un costruttore edile della zona. Aosta è una piccola città, così minuscola rispetto alla sua Roma, ma lì è stato trasferito per punizione e invece dei bearsi dei calori primaverili deve sorbirsi anche una nevicata a maggio. In tutta sincerità uno come lui in una piccola realtà, anche del crimine, è sciupato; c’è da dire però che da quando vi è stato trasferito i cittadini non è che possano dormire sonni tranquilli, visti i numerosi casi delittuosi che proliferano e si moltiplicano a vista d’occhio, ma ripeto, non c’è da aver paura, tanto c’è il vicequestore Rocco Schiavone. Anche questa volta riuscirà a venire a capo dell’indagine, magari procedendo a tentoni, sbagliando anche, ma, come si suol dire, quel che conta è il risultato e questo è senz’altro positivo. Peraltro questo poliziesco è particolarmente dinamico, con una corsa contro il tempo, un colpo di scena dietro l’altro, con indizi che sviano le ricerche e con intuizioni che rimettono in carreggiata. Quando tutto sembra finito e ci manca solo la scritta “e vissero felici e contenti” ecco un fatto imprevedibile: Rocco Schiavone sfugge fortunosamente a un assassino che lo vuole morto. Purtroppo ci sarà qualcuno, innocente, che morirà al suo posto e questo delitto si inserisce in una storia che è presente in altri episodi della serie e rappresenta un altro filone di indagini che probabilmente verrà sviluppato in libri successivi, perché Schiavone quando è toccato così nel vivo diventa una belva, tanto più che anche lui ha dovuto soffrire per la morte violenta della moglie, il cui ricordo mai viene meno, al punto che di tanto in tanto dialoga con la stessa.
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R: La verita' sul caso Harry Quebert - Joel Dicker
Romanzo thriller molto avvincente, ben scritto e strutturato. Nonostante la mole, tiene agganciati alla lettura e si finisce in un soffio GIORGIA GHIRARDELLI - 2 anni fa |
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R: L'angelo di Monaco - romanzo di Fabiano Massimi
La vicenda raccontata è accaduta veramente, i personaggi che appaiono vi erano coinvolti, ivi compresi i due investigatori, insomma tutto quanto raccontato è effettivamente avvenuto e l´abilità del narratore è di avere messo nero su bianco, non asetticamente come in un rapporto di polizia, ma dinamicamente e in modo appassionante un fatto che lascia un alone di mistero sulla natura della morte di una bella ragazza, Angelica Raubal. Si è trattato di suicidio, come si è cercato di far credere, o di omicidio? La nipote dell´astro nascente Adolf Hitler, suo tutore, è stata vittima della gelosia dello zio, oppure di una depressione?
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R: Se esiste un perdono - romanzo di Fabiano Massimi
A Massimi fa riconosciuto il merito di aver portato a conoscenza di molti italiani la figura di Nicholas Winton, che, unitamente a Doreen Warriner e Trevor Chadwick, portò in salvo in Gran Bretagna 669 bambini, in buona parte ebrei, con trasporti in treno dalla Cecoslovacchia dalla fine del 1938 agli inizi del 1940.
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R: Harry Potter - basato su una storia originale di J.K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne
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R: Coraline - Neil Gaiman
5⭐/5 PIERPAOLO GIUDICE - 4 mesi fa |
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11 - Mark Watson
Voto del Gruppo di lettura di Viadana: 6,5/10.
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12 anni schiavo - un film di Steve McQueen
secondo me sarà un film bellissimo, emozionante, forse anche un pochino drammatico, rispetto al trailer che ho visto sul mio cellulare. ESTER CARLETTI - 10 anni fa |
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1912+1 - Leonardo Sciascia
Negli ultimi anni della sua vita, quasi pago dei successi ottenuti dai suoi romanzi, ma più probabilmente perché la vena creativa si era un po' esaurita, Leonardo Sciascia prese spunto da fatti realmente accaduti per una loro rivisitazione, chiamando gli scritti infatti Cronachette. E tale è anche 1912 + 1, titolo alquanto strano, ma che, come vedremo in seguito, ha una sua precisa ragion d'essere. E' del 1913 il fatto della cronachetta, sicché è logico pensare che lui fosse un po' superstizioso, ma così non è, perché quella votata agli scongiuri è ben altra persona, un altro scrittore allora in grande spolvero; questi, benché meridionale – e di conseguenza per lui il 13 doveva essere considerato un numero fortunato – per una repentina infatuazione per il Nord dell'Italia, ove soggiornerà a lungo fino alla morte, iniziò a vedere il 13 come sinonimo di jella, di sfortuna nera e allora prese a non citarlo, tanto che in uno dei 50 esemplari dell'edizione su papier de Hollande del Martyre del Saint Sebastien, scritto direttamente in francese da Gabriele D'Annunzio durante il suo non breve soggiorno ad Arcachon, ove si era rifugiato incalzato dai creditori, figura una dedica autografa <<à Fernand Charles Ecot “Chaque flèche est pour le salut.” Gabriele d'Annunzio, 7 jiun 1912 + 1>>. Questo libro entrò nella biblioteca di Sciascia che non poté fare a meno di notare la stranezza della data e alla luce della sua scarsa stima dell'autore abruzzese mise bene il rilievo la circostanza agli inizi della cronachetta. A parte questo inciso, il fatto non riguarda direttamente il vate nazionale, se non per quella atmosfera di fulgide apparenze e di squallide realtà che sembravano caratterizzare l'inizio del XX secolo, con la conquista della Libia e la feroce repressione dei ribelli, con le classi sociali ben delineate e talmente chiuse da risultare impenetrabili. Ed è appunto da un incontro fra un ceto superiore e uno inferiore che nasce il fatto, con la contessa Maria Tiepolo, moglie del capitano di Stato Maggiore Carlo Ferruccio Oggioni, che l'8 novembre 1913 uccide con un colpo di pistola sparato quasi a bruciapelo l'attendente del marito, il bersagliere Quintilio Polimanti, nella vita civile falegname, ma ribattezzato dai giornali ebanista per cercare di rendere meno evidente la differenza di classe. Il processo che ne seguì è l'occasione per Leonardo Sciascia di mettere in risalto vizi privati e pubbliche virtù, spesso con un'ironia dirompente, da cui esce un quadro per nulla lusinghiero degli uomini in genere e di quel particolare contesto sociale. Sono continue annotazioni, riflessioni che accompagnano gli atti del procedimento che, come non poteva che essere prevedibile, si concluderà con l'assoluzione dell'assassina. Il sostegno indispensabile alle forze armate, appena uscite vittoriose dalla campagna di Libia, e il patto Gentiloni che chiamava alle urne i cattolici, prima diffidati dal pontefice, a patto che il parlamento si attenesse rigorosamente ai principi cristiani, non cedesse alla tentazione di fare una legge sul divorzio e considerasse pertanto la famiglia una e indivisibile influenzarono i giurati e così accadde che un colpevole, peraltro reo confesso, anche se a suo dire per difendere la propria onorabilità, diventasse di colpo innocente, in un iter che di verità univoche non ne ebbe, ma tante, tantissime, in un contesto fatalmente pirandelliano, in cui apparenza e realtà si confondono, confondendo anche chi è chiamato a giudicare. Non è certo un capolavoro di Sciascia, che tanti peraltro ne ha scritti, ma 1912 + 1 è uno di quei libri, di gradevolissima lettura, a cui ci si affida con fatalismo constatando che il nuovo secolo, il nostro, porta troppi segni del precedente, tanto che le somiglianze son più delle differenze, e credo che se fossero ancora in vita Pirandello e Sciascia si limiterebbero a sorridere, come per dire “che novità! Ve l'avevamo già detto, no?”. RENZO MONTAGNOLI - 4 anni fa |
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1984 - George Orwell
Voto del Gruppo di lettura di Viadana: 8/10.
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