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Buonanotte, signor Tom - Michelle Magorian
Ignoravo l’esistenza di questo romanzo fino a quando, facendo alcune ricerche in Internet, ne sono venuto a conoscenza ed è bastato leggere due righe di presentazione per destare in me curiosità e interesse per un’opera che speravo, non sbagliandomi, di sicuro valore. La vicenda in breve è abbastanza semplice, con molti bambini londinesi che nell’imminenza del secondo conflitto mondiale sono inviati per sicurezza in campagna ospiti di famiglie resesi disponibili ad ospitarli. Fra questi c’è Willie, un bimbo chiuso e timoroso, con il corpo coperto di lividi, che approda alla casa del signor Tom Oakley, un uomo di mezza età che vive da tempo da solo dopo la morte, in ancor giovane età della moglie, a causa di un parto a seguito del quale è deceduto pure il nascituro. Si ha l’’incontro così fra un ragazzino traumatizzato dalla madre, donna instabile di mente, e un vedovo che si è isolato e che poco accetta i contatti con gli abitanti del villaggio. Nonostante questi caratteri poco a poco avviene un trasformazione con Willie che perde le paure e diventa sicuro di sé e Tom che riversa sul bambino tutto l’amore che non ha potuto dare alla moglie e al figlio prematuramente scomparsi, rendendolo una persona ben diversa da quella conosciuta e conferendogli una socievolezza del tutto inaspettata. Nonostante la guerra tutto sembra procedere per il meglio fino a quando la madre scrive chiedendo che il bambino torni da lei e così avviene, con grande dispiacere di Willie e di Tom. Una volta a Londra il bambino non dà più notizie e allora Tom, disperato, va alla sua ricerca e fa un orribile scoperta. Non vado oltre, sarebbe ingiusto togliere al lettore il piacere di leggere le pagine successive di questa vicenda; tuttavia, mi preme rassicurare che il finale non è tragico, una gioia per chi si appassiona a due protagonisti veramente indovinati, al piccolo Willie che piano piano esce dai suoi incubi e al signor Tom, un burbero dal cuore d’oro.
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Se l'acqua ride - Paolo Malaguti
Se l’acqua ride è un romanzo di formazione che segue l’evoluzione di un personaggio di una simpatia che ha dell’incredibile, oltre a narrarci di un’epoca non da tanto trascorsa, ma che sembra sbocciare sotto gli occhi di chi legge. Indubbiamente Gambeto, il protagonista, membro di una famiglia di barcaroli, è descritto con una grazia e una sagacia invidiabile; simpatico per le ingenuità proprie dell’età, esilarante nelle sue scoperte sul sesso, è una di quelle figure capaci da sole di dare corpo e nerbo a uno scritto. Già agli inizi ci fa ricordare i nostri anni di scuola (in questo caso le medie inferiori) quando al risveglio la mattina si desidererebbe tanto restare a letto e invece si è costretti a vestirsi e ad andare al proprio dovere di studente, in quella classe dove impera il professore Oio, altro personaggio azzeccato. In verità tutti gli interpreti di questa storia sono indovinati, dal padre che avverte l’incertezza del lavoro di barcarolo alla madre, una donna semplice e timorata di Dio, al fratellino Luciano, un po’ in ombra, ma è giusto che sia così perché più giovane. Eccezionale è poi il nonno Caronte, che da una vita conduce il suo burcio, cioè il barcone, che va a vela e non ha il motore e che quando non c’è vento ha necessità per muoversi, se non a favore di corrente, del cavalante che con il suo quadrupede traina l’imbarcazione, tutte professioni che all’epoca in cui è ambientato il romanzo stanno già scomparendo.
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L'arciere del re - di Bernard Cornwell
Bernard Cornwell è un narratore britannico, noto per le serie di romanzi storici che ha scritto. Della Storia dei re sassoni ho già letto L’ultimo re e Il cavaliere e il suo re, entrambi molto piacevoli e avvincenti, in grado di far trascorrere piacevolmente un po’ di tempo e caratterizzati dal fatto che l’aspetto creativo è limitato all’indispensabile, presentando invece in modo convincente eventi accaduti realmente, con i protagonisti quasi tutti effettivamente esistiti. La serie è un po’ lunga, articolandosi su tredici romanzi, ed è per questo che ho deciso di passare ad altro che fosse più breve, anche per verificare se cambiando l’argomento avrei trovato lo stesso interesse. L’arciere del re è il primo dei quattro romanzi che compongono la serie di Alla ricerca del Santo Graal, serie che si svolge in un’epoca posteriore (corre il XIV secolo, anziché l’XI) e dico subito che ho ritrovato i pregi di questo autore, capace sempre di avvincere dalla prima all’ultima pagina, con una trama scorrevole, in cui i colpi di scena sono quasi la norma, così che il lettore di certo non finisce per annoiarsi. In verità un difetto che ho riscontrato e che anche in questo romanzo è presente è di non provvedere a una attenta e profonda analisi psicologica dei protagonisti, preferendo invece rimanere un po’ in superficie, anche per privilegiare l’azione. E a proposito di questa nell’Arciere del re troviamo di tutto, dalla conquista sanguinosa della città di Caen, con l’immancabile seguito di saccheggi e di stupri, alla battaglia di Crécy descritta magistralmente, in una serie di pagine con la narrazione che diventa progressivamente incalzante e che quasi rende partecipi dell’evento, con scene che si potrebbero definire apocalittiche, fra cavalli e uomini morenti, con il sangue che poco a poco inzuppa la collina, insomma una vera e propria mattanza in cui come noto risultarono sconfitti i francesi di Filippo VI, vittime soprattutto degli arcieri inglesi di Edoardo III. Queste ultime pagine, che sembrano macchiarsi di rosso tanto è il sangue che scorre, da sole meritano la lettura di un libro di questo autore che ancora una volta ho apprezzato. Comunque, giusto che si sappia, in questa “prima puntata” si accenna solo al Graal, visto che il protagonista principale, l’arciere Thomas, è impegnato a rintracciare una preziosa reliquia, la lancia con cui San Giorgio trafisse il drago, e sottratta alla chiesa inglese di Hookton. Non vado oltre, perché correrei il rischio di svelare troppo e comunque sono più che convinto che chi ama le storie di cappa e spada qui avrà pane per i suoi denti. RENZO MONTAGNOLI - 16 giorni fa |
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Canto di Natale - Charles Dickens
5/5
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La chiave delle ombre - Susan Stokes-Chapman
Mistero,folklore, e misticismo. Mi ha tenuto incollata come pochi libri hanno fatto. Mi sono talmente emozionata che ho deciso di andare in libreria a comprarlo. Il colpo di scena alla fine poi mi ha lasciato senza parole. Bellissimo Utente 18978 - 1 mese fa |
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Un cavaliere e il suo re - romanzo di Bernard Cornwell
Se L’ultimo re, primo romanzo della serie, si concludeva con la battaglia che vedeva sconfitti i danesi, con l’uccisione del loro capo, il feroce Ubba, il secondo episodio si apre con la definitiva decisione dell’intrepido Uhtred di lasciare definitivamente i danesi e di mettere la sua spada al servizio del pio re sassone Alfredo. Da questa decisione, prima avventata, poi frutto di un progressivo e sempre più radicato convincimento, si dipana tutta una serie di avventure di carattere bellico culminanti in una battaglia vittoriosa di re Alfredo sugli invasori danesi, esito a cui ha contribuito in modo determinante con la sua tattica e con la sua abilità di uomo d’arme proprio Uhtred, consapevole ormai che se vuole riprendere allo zio usurpatore il possesso di Bebbanburg deve per forza restare uno delle sua gente, e non certo un nemico della stessa, quale era quando stava con i danesi, fra i quali tuttavia resta ancora qualche suo amico.
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Matteotti e Mussolini - Mimmo Franzinelli
Matteotti e Mussolini sono stati due emblemi di una concezione diversa del potere, il primo convinto che il potere risieda nella volontà popolare espressa liberamente e nella democrazia, il secondo avviato a spron battuto verso logiche di dittatura, contrario a ogni confronto di opinioni e di idee diverse.
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Fumana - Paolo Malaguti
Fumana è come viene chiamata la nebbia nelle zone del Po prossimo alla sua foce. E lì certamente, soprattutto in autunno, anche per l'abbondanza d'acqua spesso stagnante, la nebbia non manca mai, ma non è questo fenomeno atmosferico il protagonista del romanzo, è solo un aspetto della natura che smorza i colori, attenua i rumori, rende difficile vedere all'intorno quando si cammina..
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La montagna nel lago - Jacopo De Michelis
Non so se Montisola sia l'isola lacustre più grande d'Europa, ma quello di cui sono certo è che è un luogo molto bello, che mi è piaciuto immediatamente ancora prima di visitarlo, transitando in auto sulla strada litoranea che attraversa Sulzano, il paese sulla terraferma da cui parte il traghetto che ho poi preso per approdarvi. La si vede bene da lontano, nella parte superiore del lago d'Iseo, più imponente che ridente, un sasso scagliato da un ciclope, o meglio ancora una montagna che emerge dalle acque del lago. E La montagna nel lago è il titolo del bel romanzo giallo che ha scritto Jacopo De Michelis, 576 pagine di un ritmo quasi sempre serrato, che avvincono il lettore dalla prima all'ultima. Se la trama è più che masi convincente, non si possono che apprezzare le descrizioni del paesaggio e dell'atmosfera di questo posto, che sembra completamente isolato dal mondo. La vicenda inizia con il ritrovamento di un uomo non più giovane che era scomparso, ferito gravemente per le torture subite, ancora in vita, ma che morirà nel giro di pochi minuti, senza fornire indicazioni su chi gli ha fatto così del male. La vittima è Emilio Ercoli, il riccone del paese che si è fatto una fortuna non si sa come, più temuto che stimato, ma che sembrerebbe non avere nemici, tranne Nevio Rota, un pescatore del luogo e ovviamente i sospetti si addensano su di lui. E' per difenderlo che ritorna il figlio Pietro da Milano dove è rimasto dodici anni cercando di trovare il successo come giornalista di un grande quotidiano e invece conducendo una vita stentata e di ben poche soddisfazioni, poiché l'unico lavoro che ha trovato è stato quello di scrivere come freelance articoli per un periodico di cronaca nera. Poi la trama, ben strutturata, si sviluppa secondo un criterio logico senz'altro apprezzabile, alla vana ricerca di un altro sospetto onde sviare le indagini su Nevio Rota. E' una figura interessante Pietro, in un certo senso un fallito, pieno di debiti e che sniffa anche coca, un uomo deluso, ma che tuttavia troverà nell'indagine che svolge congiuntamente con un amico agente della polizia municipale l'occasione per il suo riscatto. Mano a mano che si procede emergono personaggi sospetti che si rivelano poi piste sbagliate, ma soprattutto si innesta un aspetto storico legato alla seconda guerra mondiale quando a Montisola, dopo l'8 settembre 1943, era giunto Junio Valerio Borghese, il famigerato comandante della Decima Mas, eleggendo la località a suo feudo personale.
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Oliva Denaro - Viola Ardone
Corrono gli anni ‘60, l'Italia, uscita distrutta della guerra, è stata ricostruita con i sacrifici e l'operosità dei suoi abitanti, comincia il famoso boom economico. Di pari passo con le migliorate condizioni di vita subentra una nuova mentalità, in cui le donne possono aspirare a essere considerate alla stregua degli uomini, ma non è così dappertutto, perché in molte zone del Sud vige ancora una concezione maschilista, in particolare quella che consente il matrimonio riparatore, del resto previsto dall'allora vigente art. 544 del Codice penale, che estingue la pena della violenza sessuale qualora il soggetto incriminato porti all'altare la vittima. La mentalità di subordinazione delle femmine è tale che è una pratica assai diffusa, eppure c'è chi si ribella, come nel caso di Franca Viola e Viola Ardone prende spunto da questa presa di coscienza per scrivere un romanzo in cui la protagonista afferma la sua personalità. E' quasi superfluo che dica che lei finirà per apparire la svergognata e tale è considerata soprattutto dalla madre (usa ripetere: la femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia) che è una conservatrice estrema, mentre la ragazza troverà un insperato appoggio proprio in un uomo, nel padre, che non è il padre padrone, bensì colui che desidera solo la felicità della figlia. Sarà lui a sostenerla nella decisione di opporsi al matrimonio riparatore, un aiuto certamente non scontato, ma anche logico, perché normalmente nelle figlie spesso si rispecchiano le caratteristiche del genitore.
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