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[Milano] : Bompiani, 1996
Moderators: Valentina Tosi
19 novembre 2024 alle 08:55
Nell´agosto del 1480 i Turchi assediarono Otranto, i cui cittadini si difesero con la forza della disperazione, ma alla fine dovettero cedere di fronte a forze enormemente superiori. Agli uomini superstiti, all´incirca ottocento, fu proposto di convertirsi all´Islam evitando così di essere uccisi, ma rifiutarono e furono decapitati tutti il 14 dello stesso mese, diventando così Martiri della Chiesa.
Maria Corti, filologa e narratrice, ha scritto di questo fatto un romanzo storico, caratterizzato dal racconto di cinque personaggi che forniscono la loro esperienza della vicenda. I primi quattro ne parlano da morti, scrivono quasi il loro epitaffio in una specie di Spoon River del XV secolo; l´ultimo invece è un cavaliere che narra della grande festa che si ebbe allorché gli spagnoli riuscirono a riconquistare la città, una sorta di lieto fine dopo tanto dolore.
Il primo personaggio è un pescatore, Colangelo, che trova la morte combattendo sulle mura, il secondo è il capitano Zurlo, governatore militare della città, che perirà nel tentativo di difenderla, il terzo è la bella Idrusa, una vedova otrantina, che si suiciderà per evitare di essere violata da un turco, il quarto è Nachiria il pescatore che sarà uno dei decapitati e del quinto, Aloise De Marco, si è già detto.
Le cinque narrazioni non sono indipendenti, ma si collegano come quelle pale d´altare dove si raffigurano la Natività, o la passione di Nostro Signore, così che il lettore ha netta la sensazione che si tratti, come in effetti sono, di capitoli dello stesso romanzo. Questa continuità, per quanto i protagonisti di volta in volta siano diversi, rappresenta indubbiamente uno dei motivi di interesse di un´opera che, al di là della vicenda di per sé attraente, è caratterizzata da altri pregi, quali lo stile semplice, ma efficace, mai ridondante e tanto meno permeato di retorica, e le descrizioni dei paesaggi che sono quanto di meglio mi è capitato di leggere.
Maria Corti, inoltre, è capace di scendere in profondità nell´analisi psicologica dei personaggi e di rappresentarli in quello che sono veramente, quindi ben oltre le apparenze, dando a ciascuno di loro quella che doveva essere la voce di tutti, perché prima ancora del sacrificio per la religione c´è il senso dell´onore, la dignità di un popolo che combatte e muore per la propria libertà, e l´ora di tutti è quella che, prima o poi nella vita, capita a tutti, quella in cui ognuno di noi riesce a dimostrare, prima a se stesso e poi agli altri, quel che vale, che sia poco o che sia tanto.
Il libro è sicuramente molto bello e l´unico appunto che mi sento di fare, ma che non inficia il mio giudizio ampiamente positivo, è che mai mi sarei aspettato da una studiosa come la Corti che parlasse anche di pomodori e zucchine, ortaggi giunti in Europa dopo la scoperta dell´America, cioè dopo il 1492, mentre l´assedio e il massacri di Otranto sono del 1480.
In ogni caso L´ora di tutti è sicuramente meritevole di lettura.
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