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Il mulino, 2018
Abstract: Terra sconosciuta in cui ci inoltriamo lentamente, paese aspro da attraversare e da conquistare, la vecchiaia ha le sue grandi ombre, le sue insidie e le sue fragilità, ma non va separata dalla vita: fa parte del cammino dell'esistenza e ha le sue chances. È il tempo di piantare alberi per chi verrà. Vecchiaia è arte del vivere, che possiamo in larga parte costruire, a partire dalla nostra consapevolezza, dalle nostre scelte, dalla qualità della convivenza che coltiviamo insieme agli altri, mai senza gli altri, giorno dopo giorno. È un prepararsi a lasciare la presa, ad accettare l'incompiuto, ad allentare il controllo sul mondo e sulle cose. Nell'inesorabile faccia a faccia con il corpo che progressivamente ci tradisce, Enzo Bianchi invita tutti noi ad accogliere questo tempo della vita pieno, senza nulla concedere a una malinconica nostalgia del futuro, ma anzi trovando qui l'occasione preziosa di un generoso atto di fiducia verso le nuove generazioni.
Moderators: Valentina Tosi
18 ottobre 2024 alle 06:16
L’accostamento all’opera filosofica di Marco Tullio Cicerone non è azzardato, perché lì, come in questo lavoro di Enzo Bianchi, si parla della vecchiaia. Certo sono passati non pochi anni, tanti in verità, da far temere che lo scritto del filosofo romano possa essere superato, ma non è così, perché l’ultimo periodo della vita di un uomo non è diverso da quello di oltre duemila anni fa. All’epoca Cicerone prese in esame le critiche mosse alla vecchiaia (la decadenza fisica, l’attenuarsi dell’attenzione, l’affievolirsi, fino a scomparire, del piacere dei sensi, la paura della morte incombente) per confutarle; sullo stesso percorso si esprime Enzo Bianchi, con un libro di rara profondità e bellezza, scritto in modo facilmente intellegibile, capace di infondere pagina dopo pagina quel senso di serenità che è proprio di chi si rende conto che tutto è nell’ordine delle cose, che si nasce, si cresce, si invecchia e si muore. Quello che è importante, quello che rende la vita irripetibile e appagante è l’umanità, è la consapevolezza che c’è un senso in tutto e che quindi la vecchiaia, e poi la morte, non devono preoccupare. Non ci si deve fare assalire dalla malinconia o peggio ancora dalla tristezza, ma anche i giorni della tarda età devono essere vissuti con piacere e pienamente, non pensando al dopo come quando si era giovani e la morte ben difficilmente entrava nelle nostre riflessioni.
Si avverte chiaramente che è un libro scritto da una persona non giovane (la prima edizione è del 2018 allorché l’autore aveva 75 anni) ed è del tutto naturale che sia così, perché una fresca età cozza con le possibilità di parlare dei problemi connaturati a una tarda età, problemi che non sono univoci, ma che sono riscontrabili, magari in diversa misura, fra quelli che con un pietoso eufemismo si definiscono diversamente giovani.
Sono pagine in cui è facile ritrovarsi (ovviamente questo vale per i vecchi), scritte con tono lieve, ma che anche commuovono, come quando l’autore motiva la decisione di dimettersi nel 2017 da Priore della Comunità di Bose, che lui ha fondato. Al riguardo riporto il periodo: “ Giunta per me la vecchiaia e una maggior stanchezza, ho sentito il desiderio di lasciare la presa, soprattutto di lasciare che le generazioni successive alla mia continuassero con un nuovo soffio un’opera che sarà sempre incompiuta.”(Pagina 133)
Peraltro troviamo in questo libro un’emozione sincera per la vita vissuta e ancora l’entusiasmo per quella da vivere (da pagina 105 “ Grama la vita per i vecchi, comincio a sperimentarlo, anche se resisto e lotto perché voglio vivere la vecchiaia: non aggiungere giorni alla mia vita, ma aggiungere vita ai miei ultimi giorni.”); certo, Enzo Bianchi è un credente e questo lo aiuta non poco, ma le motivazioni, che sono di conforto per chi in tarda età vede crescenti i suoi problemi, sono di una tale umanità che anche l’ateo, o addirittura l’agnostico, non possono che convenire con lui.
Timoroso di trovare un quadro irrimediabile degli anni che mi aspettano, pagina dopo pagina sono stato contagiato dalle riflessioni dell’autore, ho apprezzato le citazioni bibliche sul tema, mi sono reso conto che avanti con gli anni, pieno di acciacchi, sono sempre io, con il corpo che sicuramente porta i segni del tempo, ma alla continua ricerca di ciò che di buono può portare l’età, nella piena consapevolezza che anche l’ultima stagione merita di essere vissuta.
Leggetelo, giovani e vecchi, perché è un libro che vale per tutte le età.
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