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Con la lucerna accesa
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Telò, Giovanni

Con la lucerna accesa

Mantova : Arcari, 2000

Moderators: Valentina Tosi

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E’ con la copertina di questo libro che si presenta il maestro Anselmo Cessi, in una fotografia di classe, la sua classe, i suoi alunni delle elementari, maestro di insegnamento, ma anche maestro di vita, perché mai si piegò, nonostante la dittatura imperante, quel fascismo che non sopportava chi pensava diversamente al punto di bastonarlo, di rinchiuderlo, o peggio ancora di assassinarlo. Maestro di vita lo è stato anche con la sua morte , ucciso vilmente dai “bravi” dell’epoca, e anche questo fu un delitto che restò impunito, e non poteva essere diversamente, perché l’autorità che governava l’Italia ne è stata, anche direttamente, il mandante, e quindi mai avrebbe potuto sconfessare se stessa.
Anselmo Cessi nacque a Castel Goffredo, in provincia di Mantova, il’8 novembre 1877 e divenne, come la madre, maestro di scuola elementare. Nel 1906 si sposò e dall’unione con Erminia Schinelli, pure lei maestra, videro la luce sette figli, di cui cinque morirono da piccoli. Oltre all’attività di insegnante si impegnò anche politicamente, sia pure a livello locale, dapprima come iscritto del partito democratico-cristiano e successivamente nel Partito Popolare di Don Sturzo, ricoprendo vari incarichi. All’avvento del fascismo lo contrastò da subito democraticamente, auspicando sempre la tolleranza e il reciproco rispetto, ma quell’uomo con i baffi, quel maestro così battagliero nel difendere la libertà agli occhi di qualcuno divenne indigesto e con i metodi spicci della marmaglia lo misero a tacere. Fu la sera del 19 settembre 1926, mentre tornava a casa con la seconda moglie (la prima era deceduta) fu assalito da due uomini che lo presero a bastonate; ma non bastava e infatti uno dei due gli sparò un colpo, uno solo, purtroppo mortale.
Giovanni Telò, pure lui nativo di Castel Goffredo, avvalendosi di un’ampia documentazione, ne ha scritto la biografia, evidenziando il carattere e l’indubbia fede religiosa, con uno stile snello, scorrevole, quasi fosse una narrazione. Non si ferma però alla data della morte, ma va oltre con la ricerca dei responsabili, grazie anche alla testimonianza della vedova. Così furono portati alla sbarra Achille Nodari, il podestà, Enrico Bresciani, capomanipolo della Milizia, e Umberto Vescovi, dipendente della Federazione Provinciale del Partito Fascista. Le prove testimoniali quindi non mancavano, ma l’esito del giudizio era scontato in partenza con la piena assoluzione degli imputati.
Benché si tratti di un personaggio strettamente legato al suo territorio, il fatto stesso di essere annoverato fra i martirizzati dal fascismo lo rende già di per sé meritevole di essere conosciuto. Se poi si considera la sua azione, se si tiene presente la figura integerrima e si hanno presenti i suoi ideali, chiara emerge la nobiltà di questo umile maestro di campagna, un uomo libero che amava la libertà anche per gli altri.
Il libro, che merita senz’altro di essere letto, si avvale anche delle presentazioni di Egidio Caporello, vescovo di Mantova, di Mario Beruffi, sindaco di Castel Goffredo, di Filippo Cerini, presidente della Banca di Credito cooperativo di Castel Goffredo, di Neva Campanini, presidente dell’Associazione italiana maestri cattolici – Sezione di Mantova e della prefazione di Giorgio Runi, docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano.
L’opera, corredata da fotografie d’epoca e dalle indicazioni delle indispensabili fonti, è senz’altro meritevole di lettura.

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