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Laterza, 2024
Abstract: Per vent’anni Benedetto Croce fu l’unica voce libera del nostro Paese. L’unico intellettuale a cui il regime fascista, per il suo prestigio e il suo carisma, concedeva una certa libertà di espressione. Da solo, attraverso i suoi libri, la sua rivista e le sue relazioni, riuscì a tenere accesa la fiamma della speranza in tanti giovani. Un racconto che ripropone l’eterna battaglia tra libertà e asservimento della cultura. Benedetto Croce non è stato soltanto uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento ma ha svolto una funzione fondamentale durante il Ventennio fascista, impedendo al regime di ottenere una egemonia assoluta sulla cultura del nostro Paese. Con un taglio originale, questo libro, oltre a seguire l’atteggiamento di Croce dinanzi al fascismo – accolto con simpatia, poi combattuto con tenacia e inventiva –, ricostruisce non soltanto la biografia del filosofo nel ventennio più tormentato del Novecento, ma ricollega lo studioso liberale ai protagonisti della cultura italiana ed europea, da Thomas Mann a Stefan Zweig. Con una ricca documentazione inedita, Franzinelli illustra l’offensiva degli squadristi e la ‘macchina del fango’ scatenata contro il filosofo dissidente, la sua rete di corrispondenti e le schedature poliziesche di chiunque lo frequentasse o gli scrivesse. Emerge il ruolo di Croce nella formazione di giovani che – da Giorgio Amendola a Vittorio Foa, da Leone Ginzburg a Piero Gobetti – lo presero quale riferimento in momenti decisivi della loro esistenza. Una particolare attenzione è dedicata alla battaglia di Croce contro il razzismo: era nota la sua contrarietà alla persecuzione degli ebrei, ma ora emergono la continuità e la profondità del suo impegno, che non trova pari in nessun altro intellettuale italiano.
Moderators: Valentina Tosi
18 agosto 2024 alle 10:12
I rapporti fra Benedetto Croce e il fascismo costituiscono una storia di particolare interesse che la penna di Mimmo Franzinelli con questo suo saggio fa diventare affascinante. Di questo autore ho già apprezzato i suoi scritti sul fenomeno del fascismo e mai avrei pensato che andasse a indagare sull´attività del filosofo abruzzese, benché sia a tutti noto come nel ventennio abbia rappresentato l´unica voce libera e indipendente espressa sul suolo italico. Certo, Benedetto Croce era un intellettuale di primo piano, di notevole prestigio internazionale, a cui il regime accordò una certa libertà di espressione, non solo per il carisma che era proprio del filosofo, ma anche perché così manteneva la speranza di poterlo avere un giorno fra i suoi esponenti, rappresentando quella figura indispensabile per dare una patina ideologica e culturale a un movimento che invece lì aveva delle notevoli carenze. Il libro di Franzinelli è ben strutturato e ripercorre le varie fasi di avvento, di consolidamento e infine di decadenza del fascismo, ovviamente tenendo conto dei rapporti instaurati con Benedetto Croce che agli inizi, da buon liberale, vide in Mussolini e nei suoi seguaci l´irripetibile occasione per frenare la possibilità di un avvento del comunismo in Italia; in tal senso appoggiò il fascismo, arrivando perfino a votare la fiducia al governo Mussolini successivamente all´uccisione di Giacomo Matteotti. Al riguardo diede una giustificazione del suo comportamento non proprio convincente, che anzi definirei puerile, tanto più che era consapevole che ormai si andava verso una dittatura, che lui era convinto fosse necessaria, ma di carattere temporaneo e comunque passibile di facile rimozione. E´ solo quando scrisse Il manifesto degli intellettuali antifascisti, apparso sul quotidiano Il Mondo il 1° Maggio 1925, che fece chiarezza sul suo comportamento, in precedenza abbastanza ondivago, il che mi induce a pensare che come filosofo fosse indubbiamente valido e coerente, mentre come politico cercasse solo di galleggiare in una successione di fatti che rispondevano sempre meno alle sue aspettative. E´ evidente che con la pubblicazione di quel manifesto Croce fece la sua scelta e fu una scelta di civiltà e di libertà. Inoltre ciò indusse molti giovani a considerarlo come un padre putativo della loro lotta non sola politica alla dittatura, e fra questi valga un nome per tutti, e cioè Piero Gobetti.
Per le masse non costituì un faro proprio per la loro limitata istruzione e fu anche questa una delle ragioni per le quali il regime lo tollerò, convinto che fosse meglio non trattarlo alla stregua degli altri antifascisti, anche perché aveva in tal modo la possibilità di sapere chi era in contatto con lui, anche solo epistolare, e quindi di esercitare tutti quei controlli che sono propri della polizia politica di una dittatura.
Lo scritto di Franzinelli è veramente completo e, benché si sapesse che Croce non fosse di certo un razzista, riporta tutto il suo impegno nell´opposizione alle leggi razziali che interessarono gli ebrei, impegno che non solo non fu irrilevante, ma che risultò ampiamente superiore a quello di altri intellettuali.
Ormai sono diversi i saggi che leggo scritti dal saggista bresciano e trovo una costante ampiezza di esposizione, pur su un percorso di una apprezzabile linearità, al punto che alla fine si può affermare in tutta tranquillità di essere stati resi edotti in modo approfondito e anche piacevole, senza la grevità che caratterizza non pochi testi storici.
Quindi la lettura di Croce e il fascismo è da me senz´altro consigliata.
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