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Tre lune, 2020
Moderators: Valentina Tosi
3 agosto 2024 alle 08:31
A consigliarmi la lettura di questo libro è stata mia cugina che, nata alcuni anni prima di me, ha ritrovato nelle pagine un po´ del suo passato, perché Amarcord Mantova è una specie di autobiografia dell´autore, densa di eventi, di personaggi soprattutto locali, che per un mantovano è un piacere poter rammentare. In questo posso dire che il libro ha la chiave del suo successo, in questa memoria storica capace di raccontare con semplicità un mondo che progressivamente sempre più in pochi ricorderemo; tuttavia farei un torto a Renzo Dall´Ara se gli riconoscessi solo questi meriti, perché in realtà, grazie ai suoi molteplici interessi, anche molti non mantovani possono avere un gradimento nello scorrere le pagine che fluiscono costanti come un grande fiume, come appunto il Po che solca queste terre virgiliane.
Renzo Dall´Ara era nato a Mantova il 2 maggio del 1930, in Via Tezze, una strada che nasce in Corso Vittorio Emanuele II, parallela alle vie Giosuè Carducci e Tito Speri. Il libro appunto comincia con questo lieto evento, di cui parla l´interessato, con una vena particolarmente umoristica nel descrivere l´abitazione che presenta caratteristiche di dimora popolare tipica del tempo, con il gabinetto all´esterno " Entrando dunque dal vicolo, subito sulla sinistra una piccola costruzione in muratura nascondeva il cesso: cioè un assito a far da pavimento, con al centro un´apertura circolare che delineava la sottostante fossa, recipiente il lurido latrinario. Su una parete, un chiodo piantato nel quale si infilavano pagine di giornale sezionate o foglie recuperate da vegetali vari, purché adattabili alla funzione, sommariamente igienica. " (da pag. 20).
Sono i primi anni di vita di Renzo Dall´Ara e lui come in un film ci porta per mano in una cavalcata che arriva fino al primo scorcio dell´attuale secolo (scomparirà a Milano il 3 gennaio 2020). Forse nessuno avrebbe potuto ipotizzare in quel bambinello il futuro famoso giornalista, per quanto classificarlo come tale sia riduttivo, considerati appunto i suoi molteplici interessi, che spaziavano dalle arti figurative alla musica, dalla cucina allo sport, e nel libro ci sono tutti, per quanto predominante sia quello di artefice della carta stampata, non solo locale, anche se quest´ultima ha occupato una parte tutt´altro che trascurabile della sua esistenza.
Si potrebbe dire che non ci sia stato avvenimento culturale cittadino in cui Dall´Ara non solo sia stato presente, ma che anche vi abbia figurato fra i promotori (per esempio le famose mostre allestite nella seconda metà dello scorso secolo a Mantova dedicate ad Andrea Mantegna e a Giulio Romano), ed era talmente famoso da risultare spesso indispensabile anche per l´accoglienza in città di illustri personaggi.
Come autobiografia è indubbiamente completa, si riesce ad avere un quadro nitido e anche abbastanza imparziale del personaggio, attraverso una lettura che mi è sembrata più godibile nella prima parte, per inciso quella del Dall´Ara giovane non ancora giornalista, con la descrizione dell´esperienza scolastica, della guerra, dei tragici bombardamenti aerei del 1944. Si tratta di un periodo che mancava sostanzialmente alla mia conoscenza (sono nato nel 1947) e che perciò mi ha interessato molto, ma è anche vero che la freschezza che vi ho trovato, per quello stille snello, che ammicca al sorriso, probabilmente risiede nel ricordo gioioso dell´autore per la sua età più bella.
In ogni caso Amarcord Mantova è uno di quei libri che magari non entrano facilmente nella biblioteca di casa, ma che quando sono lì, a portata di mano, è difficile, se non impossibile, liberarsene, anzi finiscono con l´essere collocati in primo piano, onde, nei momenti di malinconia della tarda età, servirsene come soccorso, restituire al nostro cuore la memoria di ciò che è stato anche per noi.
Da ultimo, data la rilevanza dell´autore, il libro è accompagnato da alcuni testi costituiti dal ringraziamento del Sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, dalla prefazione di Paolo Boldrini e dalle testimonianze di Stefano Scansani (L´esperienza cronistica metropolitana declinata con l´arguzia mantovana) e di Anna Maria Tamassia (Il nostro amico Renzo Dall´Ara).
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