Community » Forum » Recensioni
Milano : Bompiani, 1994
Abstract: Qual'è il fatto ignominioso di cui si sarebbe macchiata la giovane popolana Cecilia dei Facchi e che mette in agitazione l'intera zona di Portogruaro senza che nessuno abbia l'ardire di raffigurarselo? E perché ad accusare la ragazza presso il vescovo Querini, sino a spingerlo all'azione giudiziaria, è proprio l'amante di lei, Alessandro Roys, abate di Summaga, nemico acerrimo del presule di Concordia? In un Veneto al confine col Friuli della fine del Cinquecento popolato di ruffiane e fattucchiere, trafficanti di anime e corpi, prelati di bassa spiritualità, spulciando tra antichi documenti si inserisce Tomizza per raccontarci gli intrighi di un mercante senza scrupoli pervenuto alla guida di una decaduta ma ancor ricca abbazia benedettina.
Moderators: Valentina Tosi
27 giugno 2024 alle 11:05
Fulvio Tomizza è un narratore di particolare spessore e mi ha incantato con romanzi stupendi fra i quali cito soprattutto La quinta stagione, Materada, La miglior vita e Franziska. Sostanzialmente è uno di quegli autori che, legato alla propria terra d'origine, ne ripercorre la storia, soprattutto quella del XX secolo e solo raramente si avventura in epoche di molto precedenti. Con L'abate Roys e il fatto innominabile si porta nel XVI secolo, in luoghi ben diversi dai suoi soliti, anche se abbastanza prossimi e con una vicenda che parte da un fatto reale tutto sommato non di particolare rilievo, ma che comunque può interessare per le sue peculiarità. Si tratta quindi una storia antica, di un contrasto protratto nel tempo fra due ecclesiastici. In breve di seguito riporto alcuni cenni che danno indicazioni sulla trama.
Alessandro Roys, le cui origini sono spagnole, è l'abate della decadente abbazia di Summaga; vedovo, con prole, è pervenuto a quell'incarico grazie a un vero e proprio mercanteggiamento messo in opera dal fratello, altro ecclesiastico piuttosto influente in Vaticano. L'uomo non più giovane, ma dal carattere per nulla remissivo, intrattiene una relazione, che si potrebbe definire non proprio quieta, con una serva di nome Cecilia, ma non si limita a questo, perché infatti la fa prostituire, traendone guadagni. Fra liti, abbandoni e ritorni, c'è una definitiva rottura allorché Cecilia se ne va con un altro uomo, evento che l'abate non può sopportare, né come maschio, né soprattutto come protettore e allora per vendetta si inventa una pratica erotica che la stessa, definita ormai una fattucchiera, praticherebbe usando addirittura gli oli santi. C'è ovviamente odore d'inquisizione, ma la denuncia al vescovo di Concordia, Pietro Querini, viene insabbiata. Non corre buon sangue fra i due uomini, per non dire che si detestano cordialmente, ma se prima era una sorta di antipatia ora finisce per il diventare un contrasto acceso che culmina alla fine in un'indagine del più alto prelato sul Roys, anche per l'attiva collaborazione al riguardo di Cecilia e di sua madre. In pratica l'abate viene accusato di essere l'ispiratore della pratica sacrilega e innominabile, ma l'uomo è abile e sa difendersi bene, sfruttando tutte le possibilità procedurali che di volta in volta si presentano. Nulla viene detto sull'esito dell'indagine, ma si comprende poi che è sfociata in un nulla di fatto, perché dopo alcuni anni accade che il vescovo Querini faccia visita pastorale all'abbazia, il cui titolare è ancora l'abate Roys e si rileva che nulla è cambiato, con le solite raccomandazioni di porre rimedio allo stato di degrado dell'edificio di culto e le consuete reiterate promesse di provvedere, puntualmente disattese.
Come è possibile notare, più che una storia è una storiellina, eppure anch'essa ha un suo significato, perché in un mondo in cui il potere regola il corso delle cose anche un vescovo non può imporsi a un subordinato, quando questi ha un fratello che a Roma conta, e poi in fondo una schermaglia inconcludente finisce con il dare un po' di sapore a una vita asfittica di due comprimari nel multiforme organico degli ecclesiastici.
Non è certo molto e qualche cosa di più era lecito attendersi da uno scrittore del calibro di Tomizza; comunque L'abate Roys e il fatto innominabile è uno di quei testi scorrevoli che si leggono anche con un certo piacere e che consentono di trascorrere alcune ore senza un particolare impegno.
1023 Messaggi in 987 Discussioni di 132 utenti
Attualmente online: Ci sono 8 utenti online