Community » Forum » Recensioni

Il giardino delle belve
4 1 0
Deaver, Jeffery <1950->

Il giardino delle belve

Milano : Sonzogno, 2004

Abstract: New York, 1936. L'America e il mondo intero guardano con apprensione all'ascesa di Hitler e al pericoloso espansionismo della Germania nazista. A Paul Schumann, killer di origine tedesca al soldo del gangster Lucky Luciano, viene fatta una strana proposta: le autorità federali gli offrono l'immunità per tutti i suoi crimini in cambio di un ultimo omicidio, quello di Reinhard Ernst, uomo di fiducia del Führer, responsabile della corsa agli armamenti del Reich. Schumann accetta; viene inviato a Berlino come cronista sportivo al seguito della squadra americana alle Olimpiadi, ma già sul transatlantico che lo porta in Europa deve fronteggiare nemici senza scrupoli e fare la prima di una lunga serie di vittime...

Moderators: Valentina Tosi

65 Visite, 1 Messaggi

Paul Schumann, di origine tedesca, è forse il miglior killer sulla piazza e viene normalmente assoldato da famiglie della malavita per sopprimere altri delinquenti. E’ un tipo metodico e prudente nel suo lavoro, ma finisce tuttavia con l’essere incastrato dall’FBI che gli fa una strana proposta, cioè di eliminare Reinhard Ernst, uomo di fiducia di Hitler e preposto al riarmo tedesco, in cambio dell’immunità e di 10.000 dollari. Corre l’anno 1936 e sono prossime le olimpiadi di Berlino, avvenimento che consente a Schumann di arrivare in Germania come giornalista sportivo free lance. Inizia così un thriller ad altissima tensione, condotto in modo magistrale da Jeffery Deaver, un maestro del brivido, con una serie di eventi e di fatti, spesso rocamboleschi, che avvincono a tal punto che si desidererebbe procedere alla lettura senza interruzioni fino all’ultima delle 500 pagine. E’ indubbio il talento dell’autore perché, al di là della vicenda intricata, realizza un thriller di rara bellezza, riuscendo perfino a far diventare simpatico un killer come Paul Schumann. Infatti, l’uomo si muove in un ambiente, quello della dittatura nazista, in cui anche uno abituato a uccidere su commissione sembra un agnellino di fronte a dei professionisti della morte che sopprimono senza pietà persone quasi sempre innocenti, anche per fare sperimentazioni sul comportamento dei carnefici. Questo approccio con chi dà una morte asettica come il mezzo per raggiungere elevati livelli di efficienza incrina l’atteggiamento professionale del killer che comincia a commettere degli errori, ma che anche si rende conto dell’aberrante vita che ha fin lì sempre condotto. Ricercato da un poliziotto padre di famiglia, non violento e sicuramente non nazista, la trasformazione di Paul Schumann da belva a essere dotato di umanità si completa appunto in occasione dell’incontro con il suo cacciatore. Ne usciranno entrambi cambiati e in meglio, ma se per il detective della Kripo Willy Khol si tratterà della spinta a uscire dalla spirale di odio e violenza del nazismo lasciando con la famiglia la Germania, per il killer avverrà invece un radicale cambiamento dei suoi obiettivi, e non vado oltre, perché è giusto che il lettore scopra come sarà il finale di questo bellissimo romanzo, un’opera in grado di far trascorrere il tempo libero nel migliore dei modi. E aggiungo che, in un’epoca come l’attuale che vede il risorgere di vecchi movimenti estremisti che si credevano estinti, far sapere, soprattutto ai giovani d’oggi, come era la dittatura nazista si spera possa contribuire a risvegliare le coscienze onde evitare il ripetersi dei dolori e dei lutti che caratterizzarono la stessa.
Oltre alla tensione che non viene mai meno, senz’altro apprezzabile è la fine analisi psicologica dei personaggi, in primis, ovviamente, Paul Schumann, un uomo che da delinquente si trasforma in amante della giustizia, ma anche Willi Khol, un fedele servitore della legge che si rende conto poco a poco di come ci si serva della stessa per realizzare una brutale dittatura, e infine Reinhard Ernst, un tecnocrate che sembra così diverso da elementi come Hitler, Goering, Goebbels e Himmler, ma che forse è peggio, perché non ha sentimenti, né prova emozioni, sembra un contabile della morte e ricorda in questo Adolf Eichmann. Le descrizioni dei luoghi, degli ambienti, e l’atmosfera opprimente e di paura del regime sono riprodotti in modo perfetto e sono un altro merito di questo libro la cui lettura è ampiamente consigliata.

  • «
  • 1
  • »

1030 Messaggi in 993 Discussioni di 133 utenti

Attualmente online: Ci sono 17 utenti online