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Un disco dei Platters
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Guccini, Francesco <1940-> - Macchiavelli, Loriano <1934->

Un disco dei Platters

Milano : A. Mondadori, 1998

Abstract: Il maresciallo Santovito torna, dopo vent'anni, in un tranquillo borgo appenninico, che però trova completamente cambiato. La locanda è scomparsa, ora c'è il bar con il juke-box e si vedono i primi villeggianti. Anche il maresciallo è cambiato, e decide di prendersi una vacanza, spinto dai ricordi. Con lui arrivano una giovane insegnante e un misterioso turista tedesco. Ma proprio allora il borgo tranquillo si risveglia: un ragazzo salta su una mina, un altro scompare ed è poi trovato morto, e le vecchie del paese ricordano le leggende della Borda, la strega delle acque, e i tesori misteriosi...

Moderators: Valentina Tosi

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La coppia Guccini – Macchiavelli ha dato vita a una macchina ben oliata con questi romanzi gialli appenninici, sia che l’investigatore sia l’ispettore della forestale Marco Gherardini, sia che si tratti del maresciallo dei carabinieri Benedetto Santovito. Gli ingredienti base sono ormai sperimentati: un paesino dell’appennino tosco-emiliano, all’apparenza quieto, ma dove ogni tanto accadono misfatti, con le origini di questi quasi sempre risalenti a episodi della seconda guerra mondiale, gente del posto piuttosto caratteristica, una ragazza affascinante e un investigatore ufficiale, vale a dire un maresciallo dei carabinieri incapace e borioso. In questo contesto avviene la ricerca del colpevole, una conclusione che risulta quasi sempre logica, ma che talvolta è come, si suol dire, campata in aria e questo è proprio il caso di Un disco dei Platters. Certo in ogni caso si tratta di una lettura non affaticante, spesso gradevole, ma trattandosi di narrativa gialla mi pare legittimo pretendere che il colpevole sia quello che ragionevolmente dovrebbe essere, e invece qui è uno che è altamente improbabile, tanto da avere l’impressione che, poiché il romanzo doveva finire, si sia cercato, anche annaspando, a chi attribuire ben quattro delitti, ed ecco allora l’invenzione di dare un nome a questo reo grazie a una confessione, anche se il buon maresciallo Santovito c’era arrivato per conto suo non si sa grazie a quale buona stella.
Per farla breve il romanzo è sicuramente leggibile, anche se non è di quelli di cui ci si ricorderà a lungo, ma il finale, beh del finale ho già detto abbastanza e non è mia intenzione infierire.

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