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L'ebrea errante
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Ferri, Edgarda <1934->

L'ebrea errante

Solferino, 2022

Abstract: Beatrice de Luna Mendes, nata in Portogallo nel 1510, avrebbe potuto essere solo la moglie, assai benestante, di un commerciante di spezie di successo, Francisco Mendes, ebreo «marrano» convertito per aver salvi vita e beni, come tanti in quel tempo fosco di battesimi forzati e condanne per eresia, roghi di sinagoghe e autodafé. Ma quando il marito muore, e lei si trova a gestire la sua immensa fortuna per conto della figlia Brianda di appena sette anni, la vita della donna cambia. Deve dissimulare la sua vera fede, difendersi da chi vorrebbe approfittare di una donna sola, prendere in mano la responsabilità dell’impresa di famiglia, e non solo: decide che porterà avanti anche l’attività più segreta dei Mendes, usando il denaro e il potere di cui dispone per cambiare il destino di altri ebrei perseguitati, meno fortunati di lei. Dapprima si trasferisce nelle Fiandre, dove la stretta dell’Inquisizione è meno forte. Poi, nell’Europa sconvolta dalle guerre di religione, affronta una vita vagabonda: da Anversa a Venezia (dove riprende il suo nome, Grazia Nasi, che le era stato tolto con la conversione), a Ferrara, ad Ancona e infine a Istanbul, dove diventa una figura di rilievo presso la corte di Solimano il Magnifico. Edgarda Ferri anima la storia di una donna libera, disegnandola contro lo sfondo fastoso e fosco del Cinquecento europeo, arricchendola di dettagli in un racconto dagli orizzonti larghi, pieno di profumi, atmosfere e avventura, sfolgorante di coraggio.

Moderators: Valentina Tosi

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Edgarda Ferri ha una straordinaria abilità nel narrarci le vite di personaggi, più o meno noti, della storia, arricchendo lo svolgimento del tema con ampi approfondimenti sull´epoca di questi protagonisti, di modo che si ha la possibilità di ampliare la propria cultura con quadri precisi di periodi passati, dipinti in modo semplice, ma anche esauriente, con un´apprezzabile completezza che tuttavia non pregiudica il piacere della lettura. Che si tratti del grande Vespasiano Gonzaga di Il sogno del principe, o degli anonimi protagonisti del giorno della liberazione di L´alba che aspettavamo, tutti i personaggi oggetto di studio di questa grande narratrice hanno pari dignità, perché tutti sono protagonisti, in misura maggiore o minore, della storia. E´ in quest´ottica che viene presentata al lettore Beatrice de Luna Mendes, nata nel lontano Portogallo nel 1510, moglie fedele di Francisco Mendes, un commerciante di spezie ricco e famoso, ebreo convertito per aver salva la vita e per conservare le sue proprietà, un marrano come erano chiamati appunto gli israeliti che avevano abiurato la loro fede per abbracciare, quasi sempre solo in apparenza, quella cristiana. In un´epoca che vide alcune delle tante persecuzioni, gli ebrei furono costretti a lasciare la Spagna, dopo che i re di Castiglia avevano sconfitto i mori, invece molto tolleranti delle altre religioni, ed emigrarono verso molti paesi, ma soprattutto verso il Portogallo, agli inizi piuttosto permissivo. In seguito, tuttavia, il furore religioso di un frate, Diogo da Silva, confessore reale e capo dell´Inquisizione, travolse anche quel regno, con poche alternative per i giudei: o conversione piena, cioè non solo apparente, o confisca dei beni, esilio e in non pochi casi torture e morte sul rogo. In questo contesto Francisco Mendes si ammalò e morì, lasciando una immensa fortuna che donna Beatrice doveva gestire e amministrare per conto della figlia Brianda, che aveva solo sette anni. La vedova si trovò di colpo in una situazione difficile, perché marrana pure lei doveva essere abile nel dissimulare la sua fede originaria e nel contempo difendersi da chi avrebbe voluto approfittare della situazione. Tuttavia in lei maturò un orgoglio che non solo la spinse a operare per il meglio, ma ad agire, ovviamente nell´ombra, per soccorrere, grazie al denaro e al potere, altri ebrei che non avevano avuto la stessa fortuna. All´inizio si spostò nelle Fiandre, dove il fratello del marito faceva l´intagliatore di diamanti e dove l´Inquisizione era meno forte, poi con il propagarsi in Europa delle guerre di religione cominciò a viaggiare, da Anversa a Venezia, dove riprese il suo originario nome, Grazia Nasi, che era decaduto con la conversione, poi a Ferrara, ad Ancona e infine a Istanbul, dove diventò un personaggio importante alla corte di Solimano il Magnifico. In poco tempo diventò talmente potente da poter trattare con Papi e monarchi; al riguardo fece pressioni più volte sul Pontefice per alleviare lo stato di oppressione degli ebrei romani e pagò un ingente riscatto al viceré spagnolo di Napoli affinché un migliaio circa di ebrei convertiti, accusati dall´Inquisizione di comportarsi da falsi cristiani, potessero lasciare quel regno e trasferirsi nel più tollerante stato ottomano.
Questa magnifica donna si prodigò continuamente per aiutare i confratelli e lo fece fino alla sua morte, avvenuta a Costantinopoli nel 1569; aveva 59 anni e fu pianta dalla comunità israelitica, lasciando anche un ricordo positivo e indelebile alla corte del Sultano.
Edgarda Ferri conferma anche in questo libro le sue indubbie qualità, porta alla ribalta un personaggio che merita ogni rispetto, riuscendo a inquadrarlo perfettamente nella sua epoca, un cinquecento fastoso, ma anche cupo, in un´Europa dove l´intolleranza per lo più prevale, e non solo nei confronti degli ebrei, come testimoniato dalle guerre di religione che divamparono in quel secolo e che durarono fino alla metà del secolo successivo, mietendo migliaia di vittime.
Da leggere, merita senz´altro.

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