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Milano : Sironi, 2005
Abstract: lI 5 febbraio 1968 don Luisito Bianchi iniziava il lavoro presso la Montecatini di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, come operaio turnista addetto alla lavorazione dell'ossido di titanio. Si trattava di una faccenda d'onestà (dopo tanti anni in cui ho parlato del lavoro e della sua teologia..). E una faccenda d'onestà sono queste pagine che raccontano la fabbrica: il lavoro, gli stipendi, le lotte sindacali, gli operai. Ne esce un libro che, già nel 1 972 - quando venne pubblicato la prima volta - si impose come singolare e unico rispetto agli altri racconti di fabbrica circolanti negli anni Settanta. Una storia che non si lascia classificare, a volte diario, a volte romanzo, a volte cronaca.
Moderators: Valentina Tosi
6 ottobre 2023 alle 05:49
La vita di Luisito Bianchi è stata sempre quella di un essere coerente con la propria fede, in cui il concetto evangelico della gratuità è irrinunciabile. Ma Luisito, come sacerdote e come uomo, aveva necessità di lavorare per vivere, pur accontentandosi di molto poco e così lui che aveva rinunciato allo stipendio statale di insegnante di religione in una scuola si mise a lavorare; fece il benzinaio, fece l´inserviente all´Ospedale Galeazzi, occupazione che dovette lasciare per assistere la madre ammalata, e trovò anche un lavoro come operaio. In quest´ultima veste il 5 febbraio 1968 varcò i cancelli della Montecatini di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, come operaio turnista incaricato della lavorazione dell´ossido di titanio. Non a caso scelse la fabbrica, lo fece per comprendere sul campo i problemi del lavoro e per poter evangelizzare gli operai. Da questa esperienza durata circa un triennio è uscito questo libro, del tutto particolare perché a tratti può sembrare un romanzo, e altre volte invece sembrerebbe un diario o addirittura una raccolta di notizie di cronaca. Quel che è certo è che di quel periodo, delle impressioni avute, degli accadimenti che ci sono stati Luisito ha scritto, alcune volte anche ripetendosi, magari in forma diversa, ma quelle sensazioni, quell´insegnamento che ne ha ritratto costituisce un unicum nei libri sul mondo del lavoro.
In particolare vede con chiarezza la posizione subordinata dell´operaio, per così dire una figura che per la sua debolezza intrinseca rispetto al capitale è lo schiavo dei tempi moderni. Le sue osservazioni rivelano acutezza soprattutto quando rileva il ruolo dei sindacati, sempre più propensi ad accordi che non incidono sul ruolo subalterno dei propri rappresentati.
La grandezza del sacerdote e dell´uomo è nel portare avanti il discorso di una Chiesa che sia veramente casa di tutti gli uomini, soprattutto di quelli più deboli, ribadendo il concetto espresso nel Vangelo della gratuità, e quindi di una Istituzione priva di tesori e di potere, a differenza di quella che è sempre stata.
Sarebbe così una casa comune senza prevaricazioni dove si dà gratuitamente ciò che Dio gratuitamente ha dato. E´ un concetto bellissimo, ma di dubbia realizzazione, conoscendo bene, oltre alle caratteristiche degli ecclesiastici di palazzo, quelle di tutti gli uomini, ivi compresi gli operai.
Luisito a questa regola della gratuità si è attenuto tutta la vita, è stato certamente uno dei pochi e forse proprio per questo sarebbe meritevole di un riconoscimento tardivo, una beatificazione che però, credo, non gli sarebbe gradita, perché direbbe che ha fatto solo il suo dovere di autentico cristiano.
Da leggere, come tutte le opere di Luisito Bianchi.
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