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L'orsacchiotto
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Simenon, Georges <1903-1989>

L'orsacchiotto

Adelphi, 2023

Abstract: Un uomo appagato, il professor Jean Cha­bot: ginecologo di fama, comproprietario di una clinica e responsabile della Materni­tà di Port-­Royal, un appartamento di dodi­ci stanze al Bois de Boulogne, una moglie, tre figli e una segretaria­ amante che si è assunta il compito di «evitargli ogni mini­ma seccatura». Tra le seccature da cui lo ha sbarazzato c’è stata anche la giovanissima inserviente della clinica che lui aveva pre­so una notte, mentre era semiaddormen­tata, e che gli era parsa «qualcosa di tenero e commovente come un orsacchiotto nel letto di un bambino». Nell’apprendere che era stata licenziata, però, Chabot non aveva reagito: in fondo, con lei aveva passato solo poche ore. Né era sembrato particolarmen­te scosso dalla notizia che l’avevano ripe­scata nella Senna. E che era incinta. Ep­pure, nella liscia, smaltata superficie della sua sicurezza cominciano ad aprirsi delle crepe, e lui ha come l’impressione che al centro della sua vita si sia spalancato un vuoto. Per di più, da qualche settimana ve­de un giovane – il fidanzato del suo «orsacchiotto»? Un fratello? – lasciargli sotto il tergicristallo della macchina, senza na­scondersi, quasi a sfidarlo, dei biglietti in cui gli annuncia: «Ti ucciderò». Ma lui non ha paura di morire, anzi. Gli è perfino capitato diverse volte di «sfiorare sorriden­do il calcio della pistola» che teneva in un cassetto della scrivania e che da un certo momento in poi si è messo in tasca... An­cora una volta Simenon segue, come lui solo sa fare, il percorso di un uomo alla ri­cerca di una verità nascosta sotto le ma­schere che si è imposto – di quello, insom­ma, che Simenon stesso chiama «l’uomo nudo».

Moderators: Valentina Tosi

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Il professor Jean Chabot, medico ginecologo, è un professionista affermato, con una clinica di proprietà e un incarico all´università. Dovrebbe, pertanto, essere un uomo appagato, ma non lo è, perché conduce un´esistenza di assoluta monotonia, fatta di clinica, casa e amante. E´ un individuo incapace di relazionarsi con passione con gli altri, compresi i suoi familiari e anche la segretaria, ultima delle amanti in ordine di tempo. Ciò nonostante tutto sembra procedere regolarmente in questo percorso esistenziale in cui l´abitudine regna sovrana. Come chiuso in un bozzolo vive senza particolari entusiasmi e patemi d´animo, in un un crescendo di monotonia di cui pare non accorgersi fino a quando apprende di una giovane suicida ripescata nella Senna, una ex inserviente della clinica con cui aveva avuto un amplesso fugace una notte e che gli era sembrata, semi addormentata come lo fu in quell´occasione, un orsacchiotto nel letto di un bimbo. Se i motivi del tragico gesto non erano noti, certa era la sua gravidanza, giunta al quarto mese, di cui con ogni probabilità era da ritenersi responsabile Chabot. In un´altra persona sarebbe subentrato un senso di rimorso, nel nostro professore invece si incrina qualcosa, comincia a fessurarsi quel bozzolo di certezze in cui è rinchiuso. Inizia così una progressiva discesa all´inferno, contraddistinta da tanti piccoli episodi, come un´incertezza nel corso del travaglio di una partoriente, di cui il medico non trova ragione senza darsi pace, fino a quando si rende conto di quanto la sua vita sia insoddisfacente. Incapace di un effettivo trasporto verso i suoi familiari e addirittura anche verso la sua sua segretaria e amante comprende l´inutilità della sua esistenza, consapevole che quella posizione di prestigio raggiunta con la sua professione non può assolutamente garantirgli il piacere di vivere. Non vado oltre, per non togliere al lettore il piacere di una lettura che lo porterà, assai interessato, a un finale logico, anche se in un certo senso imprevisto.
Con un personaggio come Chabot e con una trama così Simenon, abilissimo nella fine analisi psicologica, è andato sicuramente a nozze e in effetti non si possono che apprezzare i vari approfondimenti. C´è però anche un altro piano di lettura, non infrequente nelle opere di Simenon, e cioè la condanna di una borghesia falsa e vacua, una classe sociale che lo scrittore belga, nonostante ne sia parte, francamente detesta.
Per il resto ritroviamo le consuete note positive relative alle descrizioni dei luoghi e alla capacità di ricreare, senza sbavature, la giusta atmosfera.
Quindi, la lettura, sebbene non facile, è indubbiamente consigliata.

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