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Guerra in Val D'Orcia
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Origo, Iris <1902-1988>

Guerra in Val D'Orcia

Milano : Longanesi, [2010]

Abstract: Scrittrice e intellettuale anglo-americana, Iris Cutting sposò il marchese italiano Antonio Origo e con lui dal 1924 visse nella tenuta La Foce, nella campagna toscana. Fra il 1943 e il 1944, gli anni terribili della guerra civile e dell'invasione straniera, Iris tenne un intenso diario, affidando alle pagine le impressioni e le ansie di quei giorni. Straordinaria testimone del suo tempo, sapeva rivolgere il suo interesse ai problemi più immediati della vita quotidiana: si occupava della terra, della propria famiglia, ma soprattutto era sempre pronta ad aiutare gli altri. Iris e Antonio Origo accolsero nella propria tenuta più di venti bambini sfollati dalle città bombardate di Genova e Torino, bambini bisognosi di istruzione e di cure mediche, ma anche di essere semplicemente accuditi. E allo stesso tempo riuscirono ad aiutare i soldati italiani allo sbando, i primi partigiani, i giovani sfuggiti alla chiamata alle armi repubblichina. La cronaca impressa nelle pagine di Guerra in val d'Orcia rappresenta un caso straordinario di impegno civile e di eroismo, la vittoria, come scrive Sergio Romano nell'introduzione, di alcune centinaia di esseri umani che si sono difesi con le armi dell'amicizia, della solidarietà e della dignità.

Moderators: Valentina Tosi

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Preciso da subito che non ci troviamo di fronte a un saggio storico, benché, trattandosi di un diario di quanto accadde in Val d’Orcia nel corso della seconda guerra mondiale, il libro possa assumere almeno la valenza di una testimonianza, utile magari quale parte della documentazione per un lavoro specialistico. E’ però questa natura di resoconto di fatti accaduti e messi su carta dall’estensore a dare un pregio al libro, grazie all’immediatezza che comporta e alla capacità di avvincere il lettore in quanto per nulla noioso.
Iris Cutting, anglo-americana trapiantata a Firenze quando era ancora una bambina, lì conobbe e sposò il marchese italiano Antonio Origo e con lui visse in una grande tenuta agricola di proprietà, La Foce, situata nella pianura toscana. Lì diedero impulso all’attività agricola, avvalendosi di un consistente gruppo di mezzadri, e lì nel 1944 passò la guerra, nel senso che si combatté. Gli anni del diario, tuttavia, sono due, il 1943 e il 1944, periodo di tempo in cui la scrittrice affida al diario le sue ansie, le sue paure e anche le speranze. Ma a rendere queste cronache e questi personaggi (occorre ricomprendere il marito Antonio) particolarmente interessanti c’è anche l’attività assistenziale che praticarono, ospitando un nutrito gruppo di bambini esuli dalle città del Nord sottoposte ai bombardamenti. Ci deve essere però in Val d’Orcia un’aria particolare, perché con l’8 settembre 1943 lì si cominciano ad aiutare i nostri soldati in fuga, i giovani che non si presentano alla chiamata alle armi, i partigiani, i profughi. E l’aiuto non è dato solo dai coniugi Origo, ma anche dai loro contadini, con uno spirito di fraternità invidiabile, nonostante i sacrifici e i rischi a cui vanno incontro. Come scrive Sergio Romano nell’introduzione in Val d’Orcia si verifica un fenomeno del tutto straordinario di grande impegno civile e di eroismo, con una vittoria che vale più di mille guerre vinte, di alcune centinaia di esseri umani che nell’orrore della guerra non sono caduti nell’abbrutimento, ma si sono difesi con le sole armi dell’amicizia, della solidarietà e della dignità.
Da leggere, non c’è dubbio.

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