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Letizia Bonaparte
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Ferri, Edgarda <1934->

Letizia Bonaparte

Milano : A. Mondadori, 2003

Abstract: Parigi 1815 - Roma 1836: la data della partenza di Napoleone per Sant'Elena e quella della morte, all'età di ottantasei anni, di sua madre Letizia. Ventidue anni di eventi memorabili per la numerosa e turbolenta famiglia Bonaparte esiliata e dispersa dopo Waterloo. La storia però comincia molto prima, in Corsica, con la vicenda della giovane Letizia Ramolino, sposa a quattordici anni e madre di otto figli, le cui vite ha tenuto insieme nella buona e nella cattiva sorte per tutto l'arco della sua lunga esistenza. Quella che Edgarda Ferri ci racconta è la storia travolgente di una famiglia che, a dispetto dei dissidi profondissimi, rimane fino in fondo legata alla persona di Napoleone.

Moderators: Valentina Tosi

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Che Napoleone Bonaparte sia stato un personaggio storico di grande interesse è testimoniato dalle numero biografie che lo riguardano; meno scontata è l’attenzione per sua madre, Maria Letizia Ramolino, conosciuta anche come Madame Mère, in quanto genitrice dell’imperatore dei francesi. Scrivere della sua vita, soprattutto di quella condotta dopo la caduta del figlio e il suo esilio a Sant’Elena potrebbe sembrare di scarsa rilevanza, e invece non lo è, e la prova è data da questa sua biografia, uscita dall’abile penna di Edgarda Ferri. Ne scaturisce la figura di una matriarca, una donna dal polso fermo che ama indubbiamente i figli, soprattutto Napoleone, ma che cerca di plasmarli alle sue caratteristiche di persona devota, benché non indulgente, ferma e incrollabile nei suoi propositi. Era nata ad Ajaccio il 24 agosto 1750, allorché la Corsica era parte della Repubblica di Genova; di famiglia nobile convolò a nozze all’età di 14 anni – era incinta – con Carlo Maria Buonaparte, più vecchio di lei di 4 anni. I due ebbero dodici figli, due dei quali nati morti e altri due deceduti in giovanissima età, restando così in vita Giuseppe, Luciano, Luigi, Girolamo, Elisa, Paolina, Carolina e Napoleone, il futuro imperatore dei francesi. Il libro, molto opportunamente, tralascia il periodo dell’ascesa da Generale a Primo Console e poi a Imperatore di Napoleone e, ovviamente con riferimento al tema, quegli anni vissuti da Maria Letizia, sia perché si sarebbe corso il rischio di scrivere un’opera mastodontica, sia perché il personaggio della madre assume particolare importanza nei suoi sforzi per liberare o rivedere i figlio, segregato a Sant’Elena dagli inglesi. Però l’ex imperatore è tenuto in costrizione nell’isola atlantica dal 1815 al 1821, anno della sua morte, ed è proprio questo lasso di tempo che porta alla ribalta la figura e l’opera della Ramolino. Si batterà come una leonessa, bacchettando gli altri figli, i quali nella disgrazia generale pensano più a se stessi che a quel fratello artefice prima delle loro fortune e poi della loro caduta. Tutto il denaro, sia quello in contanti che le aveva lasciato il figlio, sia quello derivante dalla vendita di beni mobili e immobili viene speso con il solo scopo di avere notizie da Sant’Elena e con la speranza, che si affievolisce di anno in anno, di ottenerne la liberazione, magari con un colpo di mano. In questi sei anni le vicende di Letizia e del figlio procedono di pari passo ed è di particolare interesse l’ultimo scorcio di vita dell’imperatore, in pratica un prigioniero anche se all’apparenza ancora riverito, con la dignità che gli resta degli anni felici che acuisce però ancor più il disagio proprio di chi non ha più potere. Alle speranze e alle illusioni di Madame Mére si contrappongono la volontà degli inglesi di isolarlo per sempre e il male in crescendo che lo porterà alla morte (probabilmente un tumore) il 5 maggio 1821. Sua madre tuttavia gli sopravviverà di altri quindici anni, quindici anni a cui Edgarda Ferri dedica quasi metà del libro. Cosa accadde in quel periodo per meritare così tanta attenzione?
Un buon numero di pagine è costituito dalle testimonianze di coloro che erano presenti a Sant’Elena e che in lettere inviate a Madame Mère e ad altri familiari stretti di Napoleone descrivono gli ultimi giorni di vita dell’imperatore e la sua dipartita da questo mondo.
Poi, pur non venendo meno il dolore per la scomparsa di quel figlio che non ha potuto vedere nemmeno da morto, le sensazioni si affievoliscono, subentra una rassegnazione che è anche propria della tarda età, si ingenera una generale sfiducia che porta Letizia a perdere poco a poco la figura di matriarca e oltre ai primi malanni (la cecità) e incidenti della vecchiaia (cade lungo una scalinata rompendosi il femore) si accentuano i dispiaceri per quei familiari così diversi da Napoleone, spendaccioni, pieni di debiti, incapaci di essere perfino l’ombra dell’augusto fratello, ed ecco, come se non bastasse questo quadro desolante, che cominciano i lutti, con strane e improvvise morti. Sembra quasi che una maledizione sia calata su quella famiglia da quel fatale 18 giugno 1815 allorché a Waterloo l’armata francese subì una sconfitta che non fu solo di una battaglia, ma che chiuse una guerra e consacrò un definitivo regolamento di conti con Napoleone. Si potrebbe dire che ormai la vita di Letizia procede stancamente verso la soglia finale, impietrita di fronte alla tragedia familiare. E’ una lunga serie di lutti e così muoiono i nipoti, ma soprattutto dopo una breve vita minata dalla tubercolosi viene a mancare il Re di Roma, Napoleoni Francesco Giuseppe Carlo, il figlio del grande imperatore e di Maria Luisa d’Austria. E’ il 22 luglio 1832 quando il giovane Franz (così era stato chiamato alla corte austriaca) chiude gli occhi per sempre a Vienna, un colpo micidiale per Letizia che sperava sempre di vederlo, illudendosi anche che potesse seguire le gesta del padre, ritornando sul trono in Francia.
Dopo gli anni sono di attesa per il passo fatale e Letizia, ormai ridotta a un lumicino dalla tremula fiamma, si spegne in silenzio, con i parenti lontani, il 2 febbraio 1836. Il suo corpo viene sepolto a Corneto (Tarquinia) nella chiesa delle monache passioniste e da lì nel 1851 sarà traslato nella cripta della cappella imperiale di Ajaccio, fatta costruire da Luigi Napoleone, figlio di Luigi Bonaparte e Ortensia de Beauharnais, diventato imperatore dei francesi con il nome di Napoleone III.
Edgarda Ferri con questa biografia si è superata, perché, sempre brava come in altre occasioni, ha saputo tenere ben distinti i tanti personaggi, dando vita a una narrazione che avvince dalla prima all’ultima pagina. Personalmente ritengo che sia la sua opera migliore fra quelle sue che ho letto, un autentico capolavoro la cui lettura è senz’altro raccomandata.

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