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Le stragi nascoste
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Franzinelli, Mimmo <1954->

Le stragi nascoste

Milano : A. Mondadori, 2003

Abstract: Alla fine degli anni Quaranta 695 fascicoli processuali sui crimini di guerra nazi-fascisti scomparvero dagli archivi della Procura generale militare; contenevano notizie su eccidi, omicidi, saccheggi compiuti in Italia durante l'occupazione tedesca. Recuperati solo nel 1994, hanno rivelato una verità troppo a lungo taciuta: la rappresaglia contro i civili non era per i tedeschi e i repubblichini solo un modo per reagire agli attacchi partigiani, ma una vera e propria tattica terroristica preventiva.

Moderators: Valentina Tosi

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Nel corso della seconda guerra mondiale l’occupazione del suolo italico da parte dei tedeschi diede luogo a un sistema di terrore analogo a quello che in Europa caratterizzava la presenza delle truppe naziste. In Italia però non c’erano solo i soldati del Reich a compiere atrocità, ma purtroppo altri italiani si macchiarono di analoghi reati e mi riferisco ai membri, a diverso titolo e livello, della Repubblica Sociale Italiana. Per quanto possa sembrar strano, finita la guerra i responsabili di tante efferatezze non pagarono, nel senso che le condanne furono veramente poche, pochissime quelle alla reclusione, ancor meno quelle a morte. In particolare, oltre a un occhio di riguardo di parte della magistratura di nomina fascista, ci pensò anche l’amnistia di Togliatti a dare una mano a questi criminali, ma peggio ancora fu l’insabbiamento di ben 695 fascicoli processuali sui crimini di guerra nazi-fascisti, che in pratica scomparvero dalla Procura generale militare, per poi essere ritrovati nel 1994 in un armadio situato in uno sgabuzzino con le ante appoggiate al muro. Lì c’erano notizie su eccidi, omicidi, saccheggi, con testimonianze e perfino con i nomi dei colpevoli da rinviare a giudizio. Una simile mole di materiale, volutamente occultata, diede la prova che la rappresaglia era una vera e propria tattica terroristica preventiva e che quindi non avveniva, salvo rari casi, come una naturale, seppure esagerata reazione alle azioni dei partigiani.
Il libro di Franzinelli parla organicamente di questi anni di terrore, ma anche di quelli, in cui finito il terrore, si sarebbe dovuto vedere la punizione dei colpevoli, ma invece non fu cosi per diversi motivi, che l’autore evidenzia, e che rappresentano un’ulteriore vergogna per l’Italia.
L’opera è veramente completa ed è articolata secondo un filo logico che si estrinseca in un’ampia trattazione degli eccidi e delle violenze contro la popolazione, per passare poi al periodo inquisitorio immediatamente successivo al 25 aprile 1945, con i processi cosiddetti scomodi, indi per arrivare all’apertura del famoso armadio, con tutti gli scheletri che conteneva, lasciando un’ultima parte ai conti con il passato, purtroppo pochi e incompleti. Come sempre il tutto è corredato da una notevole e precisa documentazione, l’indispensabile per uno storico che scrive sulla base di fatti comprovati e non su voci raccolte qua e là.
Per concludere la mancata punizione dei criminali sia nazisti che fascisti è ancor più vergognosa dell’armadio della vergogna e fa venire in mente la famosa locuzione chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, come se l’impossibilità di far tornare in vita le vittime di tanta crudeltà potesse chiudere la questione, la cui mancata risoluzione comporta per il nostro popolo, stante l’incapacità di fare i conti con il passato, la possibilità che lo stesso ritorni, con tutte le sue nefaste conseguenze.

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