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L'amnistia Togliatti
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Franzinelli, Mimmo <1954->

L'amnistia Togliatti

Milano : Mondadori, 2006

Abstract: Un atto rilevante dell'attività di governo di Palmiro Togliatti, ministro di Grazia e Giustizia nonché segretario del PCI, è consistito nell'emanazione dell'amnistia per reati comuni, politici e militari: un atto che, approvato all'unanimità dal governo De Gasperi per celebrare la nascita della Repubblica, ha determinato la liberazione di migliaia di fascisti, senza distinzione tra gli imputati di reati minori e i responsabili di gravi crimini. Nel primo mese di applicazione tornarono in libertà 7000 fascisti detenuti: tra i primi beneficiari del provvedimento figurano un colonnello dei carabinieri condannato all'ergastolo per l'assassinio dei fratelli Rosselli e quattro torturatori della famigerata banda Koch.

Moderators: Valentina Tosi

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Con la liberazione avvenuta il 25 aprile 1945 termina la seconda guerra mondiale, ma le catene di odio che si erano sviluppate, soprattutto dopo l’8 settembre 1943, e la sete di vendetta di chi aveva subito torti, era stato torturato, aveva avuto in famiglia dei morti ammazzati dalla soldataglia della Repubblica di Salò, oppure tedesca, reclamavano giustizia, spesso una giustizia fai da te, e altre volte invece più formale, meno iniqua, quando i processi avvenivano davanti ai tribunali del popolo. E’ tuttavia evidente che in uno stato civile non era possibile tollerare questi comportamenti, né era possibile abbandonarsi a una giustizia che sanzionava senza regole ben precise e ispirate all’equità. Fu così che il 22 giugno 1946 l’allora ministro della Giustizia Palmiro Togliatti emanò l’amnistia, con lo scopo di giungere a una pacificazione nazionale, con un colpo di spugna per i reati minori, fermo restando il ricorso al rito processuale per i casi più gravi. L’idea in sé era buona, ma la messa in pratica finì per assolvere anche individui che si erano macchiati di gravi reati, e si è trattato quasi sempre di fascisti, mentre la più ampia severità fu usata contro i partigiani, molti dei quali furono costretti a espatriare, rifugiandosi per lo più nei paesi dell’Europa orientale. Si è trattato di un risultato apparentemente inspiegabile, ma che deve essere visto alla luce della posizione di larga parte della magistratura, che avrebbe dovuto essere preventivamente epurata, stante gli stretti legami con il regime fascista. Peraltro un’operazione di pulizia fra le toghe compromesse, che erano la maggior parte, avrebbe significato la perdita di credibilità nella giustizia e una drammatica penuria di membri degli organi giudicanti. Il risultato fu che ben pochi magistrati furono rimossi dall’incarico, e ne rimasero molti altri, soprattutto nella Cassazione, che erano pervenuti nei ruoli in quanto fedeli al regime. La legge dell’amnistia fu redatta male, presentando dalle origini gravissime lacune e concedendo per la sua applicazione larghissimi margini, insomma una discrezionalità che per giudici fascisti di lungo corso evitò di colpire anche gli autori di reati gravissimi. Mimmo Franzinelli ha scritto al riguardo questo interessante saggio, in cui spiega tutte le problematiche inerenti l’applicazione di una legge fatta francamente con i piedi.
Ulteriore motivo di interesse è dato dall’ultimo capitolo in cui viene effettuata la comparazione tra le misure adottate in vari paesi per punire i criminali di guerra e i collaborazionisti e sanare le amministrazioni pubbliche dalla presenza di personaggi particolarmente compromessi. Ebbene, se si guarda quanto fu fatto in Francia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Austria, si può ben comprendere come solo in Italia venne concessa completa impunità alla dirigenza fascista. Quindi si può dire che l’amnistia Togliatti riuscì in parte a raggiungere lo scopo di pacificazione nazionale, ma a prezzo di una resa senza condizioni a un nemico peraltro già vinto. L’anomalia sembra tipicamente italiana, ma del resto il nostro paese è quello dove le anomalie sono troppe volte ricorrenti.
Da leggere.

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