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Longanesi, 2022
Abstract: Londra, settembre 1914 «Le mie mani non tremano mai. Sono una chirurga, ma alle donne non è consentito operare. Men che meno a me: madre ma non moglie, sono di origine italiana e pago anche il prezzo dell'indecisione della mia terra natia in questa guerra che già miete vite su vite. Quando una notte ricevo una visita inattesa, comprendo di non rispondere soltanto a me stessa. Il destino di mia figlia, e forse delle ambizioni di tante altre donne, dipende anche da me. Flora e Louisa sono medici, e più di chiunque altro hanno il coraggio e l'immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione e uguaglianza oltre ogni confine. L'invito che mi rivolgono è un sortilegio, e come tutti i sortilegi è fatto anche d'ombra. Partire con loro per aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne è un'impresa folle e necessaria. È per me un'autentica trasformazione, ma ogni trasformazione porta con sé almeno un tradimento. Di noi stessi, di chi ci ama, di cosa siamo chiamati a essere. A Parigi, lontana dalla mia bambina, osteggiata dal senso comune, spesso respinta con diffidenza dagli stessi soldati che mi impegno a curare, guardo di nuovo le mie mani. Non tremano, ma io, dentro di me, sono vento.» Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un'occasione di riabilitazione e riscatto. Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.
Moderators: Valentina Tosi
6 marzo 2023 alle 07:49
“L’amore è sutura./ Sutura e non benda, sutura - non scudo /
(Oh, non chieder difesa!),/ sutura, con cui il vento è cucito alla terra,/ con cui io a te sono cucita.” (Marina Cvetaeva)
I romanzi gialli di Ilaria Tuti con protagonista il commissario Teresa Battaglia non mi hanno convinto, per i motivi che ho spiegato nelle mie recensioni. Invece mi è piaciuto Fiore di roccia, un’opera che dà giustamente risalto alle portatrici carniche della Grande Guerra e in cui, oltre all’abnegazione di chi rischiando la vita portava in trincea munizioni e viveri, sono ben tratteggiate queste figure femminili che, per fame, si sostituiscono agli uomini in un ingrato e pericoloso lavoro.
In Come vento cucito alla terra protagoniste sono ancora le donne, le prime lady doctors; infatti Ilaria Tuti porta alla luce una storia forse dimenticata, vale a dire quella del Women's Hospital Corps (WHC), la prima unità medica fondata da Flora Murray e Louisa Garrett Anderson. Quindi, anche in quest’opera viene posta in risalto la preziosa figura della donna che si rivela di grandissimo aiuto con interventi chirurgici a militari francesi e inglesi feriti nel corso della Grande Guerra. Queste dottoresse, autentiche suffragette, sono esistite veramente, così come non è un’invenzione il Women’s Hospital Corps; invece la trama, ben articolata e anche molto avvincente, è frutto di creatività.
Il libro è quindi una storia di donne, ma è anche una storia di emancipazione, una tappa dell’infinito percorso, ancor lungi dall’esser concluso, per arrivare alla parità fra sessi diversi. Agli inizi del secolo scorso le donne potevano anche studiare da medico e laurearsi pur fra mille difficoltà, ma esisteva il preconcetto che il gentil sesso, per sua natura, incline all’emozione e alla commozione, non fosse adatto a eseguire interventi chirurgici. Il Women’s Hospital Corps dimostrò invece che questi pregiudizi erano del tutto infondati, preconcetti che erano radicati in qualsiasi classe sociale, al punto che agli inizi non pochi feriti si opponevano fermamente all’idea di essere operati da una donna. In questo quadro generale, nell’orrore di una guerra (al riguardo le descrizioni dei campi di battaglia sono veramente notevoli) si innestano due storie che sembrano procedere parallele, ma che progressivamente si avvicinano fino a incontrarsi. I protagonisti di queste due vicende che finiscono per intersecarsi sono Cate, una dottoressa di padre inglese e madre italiana, di famiglia benestante, che però in pratica l’ha rinnegata, nubile con una figlia piccola a carico, e Alexander, capitano di fanteria, proveniente da una famiglia di alto lignaggio, ma di altrettanto alta insensibilità. La prima soccorre Alexander nella terra di nessuno e ricuce con notevole abilità il suo viso sfregiato da un colpo di baionetta; Cate fa delle suture che sono degli autentici ricami, ricami che inizieranno a fare i soldati feriti nella convalescenza al Women’ Hospital, attività dapprima osteggiata, perché ritenuta non virile, ma che darà i suoi frutti allentando le tensioni da guerra, aiutando gli invalidi ad accettare la propria sorte, insomma costituendo uno svago creativo indispensabile per una guarigione soprattutto della mente.
Come vento cucito alla terra è una storia di ribellioni e d’amore, perché ribellione è quella di Cate che reclama la dignità femminile attraverso la parità fra uomo e donna e ribellione è pure quella di Alexander alle convenzioni, alla rigida educazione familiare la cui l’ubbidienza deve essere cieca; ma è anche una storia d’amore fra loro due, una relazione che non avrebbe potuto nascere se non avessero saputo alzare la testa e ritrovare quella libertà innata che solo le regole non scritte di una società rigida possono soffocare.
Non vado oltre, perché mi pare che sia opportuno, oltre che giusto, lasciare ai lettori la scoperta di come procederà e finirà il romanzo.
Si tratta indubbiamente di un’opera eccellente e pertanto la lettura è sicuramente consigliata.
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