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Sale e tabacchi
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Chiara, Piero <1913-1986>

Sale e tabacchi

Milano : A. Mondadori, 1989

Moderators: Valentina Tosi

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“Il Traina, noto pregiudicato e beffatore del mio paese, essendo detenuto in un carcere mandamentale dove era di casa, trovò l’occasione propizia alla fuga e ne approfittò. Il guardiano, che se ne accorse troppo tardi, lo inseguì gridandogli: <<Traina, cosa fai? Torna indietro! Mi rovini. Perdo il posto!>> Sempre fuggendo, il Traina gli urlò: << Prendi il mio, che è libero>>.”
Strano libro, questo, inclassificabile univocamente sulla base dei suoi differenti contenuti e credo che per spiegare cosa esso sia non ci possa essere di meglio della nota introduttiva di Federico Roncoroni, non tutta però, perché troppo lunga, bastando secondo me una sintesi. Vi si dice che Piero Chiara, già consapevole dell’esito infausto della sua malattia (che lo avrebbe infatti portato alla morte) si sia posto a metter ordine nei cassetti, facendo una divisione fra ciò che era da buttare e quello invece che era opportuno conservare. Fece una cernita nell’epistolario e poi fra i giornali, le riviste e i periodi a cui aveva collaborato trasse quanto di salvabile vi fosse in queste sue collaborazioni. Riunito il risultato del pubblicabile nacque così Sale e tabacchi, appunti di varia umanità e di fortuita amenità come ebbe a chiamarli lo scrittore. C’è di tutto e infatti troviamo aforismi, dotte citazioni, riflessioni sulla vita e su fatti di cronaca, battute nate improvvisamente e fissate sul taccuino, spunti di racconti e di romanzi, apologhi, insomma una miscellanea che si fa apprezzare per l’estrema varietà non solo seriosa, ma anche con note umoristiche, e di queste un assaggio è quanto ho riportato sopra virgolettato. Se voleva lasciare un ricordo della sua ecletticità, il libro è quanto di meglio sia stato riservato in proposito non solo ai l lettori potenziali all’epoca viventi, ma anche agli attuali.
Per fornire un ulteriore esempio di queste amenità riporto queste poche righe: ”In una auspicabile raccolta di lapidi eccezionali non bisognerà dimenticare neppure quest’altra, che figura sulla casa dove nacque Silvio Pellico a Saluzzo. Qui nacque Silvio Pellico / il 24 giugno 1789 / Per volere del Municipio.”
Ce n’è per tutti i gusti, anche semplici, ma argute osservazioni, come quella che segue “Si è sempre detto che gli amici dei nostri amici sono nostri amici, almeno potenzialmente. Ma più certo è che i nemici dei nostri nemici siano nostri amici. Essi infatti lavorano per noi”.
Si sorride, qualche volta anche si ride, si riflette, si condivide, insomma una lettura di tanti articoletti, quasi sempre brevi, se non brevissimi, ma con tante verità, su cui si potrà essere più o meno d’accordo, ma mai in disaccordo. Inoltre c’è il vantaggio che non sono mai impegnativi; si dicono delle verità, frutto dell’osservazione attenta degli esseri umani, ma senza intenti moralistici e in ogni caso senza contorsionismi mentali. E’ scritto in chiaro, in modo semplice, accessibile a tutti.
Quindi è più che conseguente il mio consiglio di leggere questi appunti di varia umanità e di fortuita amenità.

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