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Milano : A. Mondadori, 1994
Moderators: Valentina Tosi
30 novembre 2022 alle 06:21
Questa raccolta di racconti è pressoché introvabile, come non poche altre opere di Piero Chiara, un autore che meriterebbe una maggiore attenzione, soprattutto da chi è nato in questo secolo. Infatti, ci si accorgerebbe come sia esistito un mondo così diverso dall’attuale e senza dover andare indietro di molti anni, perché è di per sé già sufficiente la seconda metà del ‘900. C’era un altro modo di vivere, meno banale di quello odierno, in cui era diffusa una maggior consapevolezza dell’importanza dei contatti umani, ora relegati a un approccio virtuale. Chi legge oggi Piero Chiara ed è un giovane del XXI secolo si accorgerà che è possibile apprendere divertendosi, potrà deliziarsi delle caratteristiche dei tanti personaggi frutto della creatività dell’autore, anche se indubbiamente per ognuno c’è un fondo di verità, così come per le vicende che li caratterizzano, spesso boccaccesche, ma senza mai sconfinare nella volgarità, e comunque permeate da una sana ironia, che stempera anche le situazioni più scabrose.
Il bombardino del Sig. Camillo è solo uno dei racconti di questa raccolta, di cui alcuni già avevo letto in altre sillogi di prose brevi sempre scritte da Chiara, ed è una malinconica iniziazione sessuale dell’io narrante, con ogni probabilità un Chiara molto giovane. Del resto sono poche le occasioni per ridere con gusto, riservate in questo libro malignamente al regime che caratterizzò il famoso ventennio, detestato dall’autore, al punto che dovette riparare esule in Svizzera per non essere incarcerato. In questo senso il racconto Il povero Turati è esilarante, dove Turati è quell’Augusto per un breve periodo Segretario del Partito Nazionale Fascista che cercò, inutilmente, di ripulire dai tanti profittatori, finendo tuttavia per essere emarginato. Chiara coglie l’occasione di una visita ufficiale dell’alto gerarca a Varese per descrivere un’adunata oceanica di spettatori in una festa ridondante di retorica e che si conclude con un incidente che ha il sapore di uno scherzo goliardico. Si ride, e non poco, però si comprende benissimo la grande distanza che anche allora c’era fra il popolo e i suoi rappresentanti, sebbene il personaggio di Turati non sia del tutto negativo. Di buon livello anche le prose in cui Chiara parla dalle sue “disavventure” scolastiche, un vero discolo che di studiare proprio non aveva voglia; si sorride soddisfatti leggendo Il mio paese e La pagella, e si ride anche con il finale di Sulle onde del lago Maggiore, con la sua breve esperienza di apprendista fotografo.
Mi è piaciuto? Sì, mi è piaciuto come tutte le altre opere di questo grande narratore, che meriterebbe di essere riscoperto, perché i suoi scritti divertono, ma hanno sostanza, a differenza di tanti altri di autori odierni, quasi sempre banali e spesso noiosi.
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