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Parma : Guanda, [2007]
Abstract: Quando ha deciso di entrare in polizia, Ferraro? Perché si è lasciato con la moglie? Quando ha smesso di fumare? Quale è stato il primo morto che ha visto nella sua carriera di poliziotto? Quando ha incontrato per la prima volta il suo collega Augusto Lanza? Molte erano le domande lasciate in sospeso da Biondillo sul passato del suo personaggio preferito. Questo nuovo romanzo risponde a tutto ciò. Il giovane sbirro è un prequel, che racconta i primi anni di apprendistato nella polizia del futuro ispettore Ferraro e si colloca, cronologicamente, fra le cose avvenute dopo Per sempre giovane sino a quelle accadute il giorno prima di Per cosa si uccide.
Moderators: Valentina Tosi
5 novembre 2022 alle 10:12
Dopo la lettura, veramente appagante, di Per cosa si uccide, primo romanzo scritto da Gianni Biondillo, mi aspettavo, in tutta sincerità, una riconferma con questo Il giovane sbirro e invece mi sono trovato fra le mani un libro in cui gli innegabili pregi dell’autore risultano sprecati. Che si dovesse parlare dei precedenti dell’ispettore Michele Ferraro mi è sembrato giusto, anche perché così è stato possibile conoscere l’origine degli altri consueti personaggi di contorno (la moglie Francesca, da cui si separerà, la figlia Giulia, il simpatico e premuroso fruttivendolo Don Ciccio, i colleghi Lanza e Comaschi), però che questo avvenisse con il supporto di più di una indagine, anzi un bel po’ di più, e con il ricorso frequente a salti temporali non mi è andato giù. Sì, non l’ho gradito perché quando leggo un libro detesto tutte quelle vicende che mi ingenerano confusione e che tolgono il ritmo, demoliscono l’indispensabile tensione, finiscono quasi con l’indispettire. Biondillo ha messo troppa carne al fuoco e per complicare la cottura ha inserito dei frequenti flashback, così che ho avuto dei momenti di autentica confusione. Già l’inizio non è dei più accattivanti, perché se si dice che l’incipit ha la sua importanza, nel caso specifico mi ha fatto venire la voglia, dopo una decina di pagine, di abbandonare la lettura; ho tuttavia proseguito e per fortuna andando avanti le cose sono un po’ migliorate, con dei casi che mi hanno destato interesse, inframmezzati ad altri francamente un po’ banali, ma è solo verso la fine che ho cominciato a ritrovare il Biondillo che mi ha così favorevolmente impressionato con Per cosa si uccide, un po’ troppo tardi però per poter modificare il mio giudizio che non è certamente negativo, ma solo appena un po’ più che discreto.
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