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Come sugli alberi le foglie
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Biondillo, Gianni <1966->

Come sugli alberi le foglie

Milano : Guanda, 2016

Abstract: Esiste una generazione di ragazzi che all'inizio del secolo scorso vollero rivoluzionare l'arte. Si chiamavano Boccioni, Erba, Sironi, Carrà, Russolo. Si conobbero nelle aule dell'accademia di Brera. Seguivano le idee avanguardiste del più anziano di loro, Filippo Tommaso Marinetti. Si facevano chiamare Futuristi. Erano interventisti convinti, si arruolarono senza indugio per il fronte, idealizzando la guerra come igiene del mondo. Molti di loro non tornarono a casa. Fra questi c'era un giovane comasco, Antonio Sant'Elia, talento luminosissimo e sfortunato. Morì da eroe, sul Carso, nel 1916, esattamente cento anni fa. Marinetti, divenuto accademico durante il fascismo, fece del suo sacrificio un'icona dell'eroe fascista. Lui è il personaggio centrale tra i molti che questo romanzo di Gianni Biondillo riporta in vita, nel contesto di una grande narrazione nazionale.

Moderators: Valentina Tosi

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Gli anni corrono veloci e del passato, soprattutto quello che non ci ha visto presenti, spesso e volentieri abbiamo solo alcuni cenni, i più importanti, i più significativi. Proprio per questo credo che pochi sapranno che cosa sia stato il futurismo, un movimento d’avanguardia letterario, artistico, culturale e musicale nato in Italia nel primi anni del secolo scorso (il Manifesto Futurista è del 1909), con cui si esaltava la tecnica, con una fiducia illimitata nel progresso, considerando decadute le vecchie ideologie, sbeffeggiate con l’epiteto “passatiste”; inoltre era presente e forte l’esaltazione del dinamismo, dello spirito guerriero, e della guerra, considerata purificatrice. E infatti fra gli accesi sostenitori della Grande Guerra ci furono appunto i futuristi. Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Russolo furono i firmatari del manifesto e ad essi successivamente si aggiunsero altri, fra i quali Antonio Sant’Elia, architetto, a cui si deve un manifesto futurista dell’architettura e che, nella sua pur breve vita, ideò una miriade di progetti avveniristici.
Non è probabilmente un caso se Come sugli alberi le foglie, un romanzo storico che richiama una celebre poesia di Ungaretti, sia stato scritto da Gianni Biondillo, giallista di buon livello, ma anche di professione architetto.
All’inizio della lettura ho avuto l’impressione che l’autore avesse come scopo solo il tema del futurismo, ma mi sono dovuto ricredere, perché questa piacevole opera è soprattutto contro la guerra; eppure sappiamo che Tommaso Filippo Marinetti e gli altri non si sono limitati a discorsi veementi che incitavano a intraprendere un conflitto con l’Austria, ma si sono arruolati in massa, coerenti con la loro idea. Tuttavia le sofferenze sui campi di battaglia, la disumanità che riduceva gli uomini a carne da cannone, la “bella morte” che si dimostrava tutt’altro che bella, incisero profondamente sullo spirito di questi interventisti, che comunque si batterono con coraggio, meritando anche medaglie al valore. Si accorsero però soprattutto dell’estrema incertezza della vita, quella stessa incertezza che fece scrivere a Ungaretti “Soldati” (Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie).
Fra tutti i personaggi spicca, perché è quasi sempre presente, Antonio Sant’Elia, l’architetto, una figura che diventa il protagonista principale e che cadrà in combattimento il 10 ottobre 1916 durante un assalto nei pressi di quota 85 di Monfalcone, vicino al cimitero in corso di costruzione per i caduti della Brigata Arezzo, l’ultimo dei suoi tanti progetti. Nelle linee generali il romanzo rispecchia la storia, con un ritmo che a volte rallenta, e altre accelera, come nel caso della cattura e conseguente esecuzione di Cesare Battisti e di Damiano Chiesa. Inoltre è anche opportunamente inserita nella trama una relazione amorosa che riguarda Antonio Sant’Elia, un sentimento naturale e descritto quasi pudicamente con una vena di poesia che non solo non guasta, ma apporta altri valori all’opera.
Come sugli alberi le foglie mi è piaciuto, si legge facilmente, è uno di quei libri che, senza diventare un capolavoro, si avvicina all’eccellenza e lo fa con semplicità, in punta di piedi, senza ricorso a stereotipi e alla non infrequente retorica che invece si incontra sovente in molte opere in cui è presente la guerra.

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