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Gli ultimi testimoni
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Aleksievič, Svetlana <1948->

Gli ultimi testimoni

Bompiani, 2017

Abstract: Nell'estate del 1941 le truppe tedesche invadono la Bielorussia e occupano la capitale, Minsk. Gli eroi di questo libro sono bambini e ragazzi bielorussi e russi che hanno vissuto la terribile quotidianità di quegli anni di guerra e sono cresciuti nell'orrore del più disumano dei conflitti, Pubblicato per la prima volta nel 1985 e censurato dal regime sovietico, "Gli ultimi testimoni" compare oggi nella sua versione definitiva, per raccontarci una storia diversa da quella ufficiale, letta attraverso i ricordi e gli occhi innocenti dei più piccoli. Le loro parole, che per semplicità e immediatezza hanno una forza evocativa ancora più sconvolgente, cancellano ogni ideologia e modificano il nostro sguardo sul mondo. Un bambino che è stato strappato alla sua famiglia e defraudato della sua infanzia resta ancora un bambino? Che interpretazione può dare della guerra, suo unico orizzonte di vita? Quali sono le immagini che più l'hanno segnato? Sono questi gli interrogativi a cui il premio Nobel Svetlana Aleksievic cerca di dare risposta attraverso le sue interviste. Ma la conclusione è che non c'è azione attuata per il bene universale che possa giustificare anche "una sola lacrima di bambino"

Moderators: Valentina Tosi

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Chi può ricordare oggi i giorni della seconda guerra mondiale se non quelli che allora erano bambini e se un conflitto è sempre una tragedia lo è ancora di più per l’infanzia, in tempi normali un periodo della vita spensierato e gioioso, ma che di fronte alla violenza, alle bombe e al sangue era allora un incubo.
E’ a questi piccoli uomini che è dedicato questo libro di Svetlana Aleksievic, scrittrice bielorussa insignita nel 2015 del premio Nobel per la letteratura.
In giorni come questi, in cui fra le tante infuria una guerra in un paese che ci è vicino, leggere questo libro è quasi doveroso, perché l’autore, persona sensibile e contro le follie perpetrate invocando soventi scopi fasulli, si è posta tante domande, ma è arrivata a un’unica risposta, conclusiva e non contestabile: nulla può giustificare anche una sola lacrima di bambino.
I piccoli uomini, ormai ampiamente adulti, stimolati dalla scrittrice, rievocano, raccontano di un dolore sopito che ritorna con le parole, di una parentesi che sembrava chiusa, ma non lo era, e così ascoltiamo tante storie, commoventi, struggenti, che non possono non stringere il cuore.
E’ un’infanzia rubata, piccole vite sballottate nel vento impetuoso della storia, private di ogni cosa, ma quel che è più grave spesso rese orfane dei genitori, soprattutto della mamma, il rifugio sicuro a cui ogni bambino tende nel momento del pericolo. E spesso non si tratta solo di mamma o papà morti nel corso di un bombardamento, perché c’è ancor di peggio: la follia cieca dei tedeschi che, per imporre il loro volere, uccide spesso innocenti che non hanno compiuto atti ostili, solo per dare una dimostrazione della loro ferocia. Non sono solo i genitori fucilati davanti ai figli, perché non di rado anche i bimbi cadono sotto le raffiche di mitra, colpevoli solo di esistere.
Ci sono pagine e narrazioni capaci di smuovere anche il cuore più indurito, bimbi rimasti senza i genitori che fuggono disperati in cerca di qualcuno che li soccorra e questo capita quasi sempre. Come ci sono gli uomini che uccidono ci sono per fortuna quelli che aiutano, che comprendono e vedono il terrore negli occhi del bambino e allora, nonostante le difficoltà e i pericoli, vengono in soccorso, diventano nuovi padri e nuove madri, ridanno una speranza nel futuro a chi credeva di averla irrimediabilmente persa. Questi buoni samaritani oggi non ci sono più, sono mancati secondo il corso naturale della vita, ma sono sicuro che sarebbero felici se sapessero quanto sono ricordati, con quanto amore si parla di loro. Quello che però è più importante in questo libro è ciò che meno ci si aspetta: questi bambini a cui hanno ucciso i genitori, che hanno avuto paura per la loro stessa vita, che hanno spesso vissuto quasi solo d’aria, come quelli di Leningrado durante il famoso assedio, non odiano chi ha così infierito sulla loro infanzia. Era tanto il bisogno d’amore quando ne sono stati privati che non c’è stato posto per l’odio e così queste creature, a volte quasi in fasce, alle cui lacrime si possono unire anche le nostre, insegnano il modo per non avere più guerre. Già lo sapevamo che l’amore può tutto, ma spesso ce ne dimentichiamo, eppure il rimedio c’è ed è in noi, basta metterlo in cima alle priorità, sommerso spesso da un egoismo che non soddisfa mai.
Da leggere, è un capolavoro.

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