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Milano : Garzanti, 2009
Abstract: Per capire il talento di Giorgio Scerbanenco e la sua qualità di scrittore, non c'è nulla di meglio del Centodelitti, che torna finalmente nelle librerie italiane a quarant'anni dalla sua prima pubblicazione. Tra le qualità di Scerbanenco c'è, per cominciare, un'inesauribile fantasia narrativa: il padre del noir all'italiana era prima di tutto una straordinaria macchina per inventare storie - decine di storie, ogni giorno, ogni settimana, ogni anno... Storie che potevano prendere la forma di un romanzo, oppure restare condensate in poche pagine, o addirittura in poche righe. Una manciata di quelle trame avrebbe potuto fare la fortuna di qualunque scrittore, ma lui ne aveva in serbo talmente tante che non si curava di metterle da parte. Le pubblicava tutte, senza paura di disperdere o bruciare il proprio talento, su giornali e riviste, con straordinario successo. Poi c'è la qualità di quelle storie, che ci portano in un mondo complesso e brutale, violento e terribile, ma al tempo stesso pieno di sentimento e di sentimenti: il nostro mondo, dove il delitto non è un'eccezione. Ancora, c'è la capacità di catturare l'attenzione del lettore già dalla prima riga e di portarlo fino al colpo di scena conclusivo, incatenato dalle svolte della trama e anche dalla verità dei dettagli. Infine, c'è l'accumulo di queste trame, in un intreccio che si sovrappone al tessuto della realtà e al tempo stesso offre la chiave per comprenderne il mistero crudele.
Moderators: Valentina Tosi
16 novembre 2021 alle 07:28
Giorgio Scerbanenco aveva un incredibile talento creativo che, unito a uno stile dinamico, ma elegante, riusciva a interessare e ad avvincere il lettore dalla prima all’ultima pagina. Di queste sue indubbie doti e soprattutto della prima costituisce ampia e completa prova una raccolta di racconti non tutti thriller chiamata Il centodelitti. Non ho contato esattamente il numero delle prose, ma se non è cento manca poco, perché in 638 pagine ce ne sono di abbastanza lunghi, ma anche molti brevissimi, tanta è la capacità di Scerbanenco di narrare una trama dall’inizio alla fine anche in poche righe. L’aspetto più eclatante però è che non si tratta di materiale di modesta levatura, ma invece di assoluta eccellenza, indipendentemente dalla lunghezza. Così a memoria e per fare un esempio mi vengono in mente questi racconti: L’agonizzatoio (la quasi incredibile vicenda di un signore molto anziano che decide di confessare un delitto commesso in gioventù nel lontano 1901 che solo ora vuole espiare, ma non viene creduto, anzi il maresciallo dei carabinieri per liberarsene gli dice che il reato è caduto in prescrizione e che pertanto l’assassino non è perseguibile. Non ha fatto però i conti con un uomo che vuole redimersi, scontando una pena, perché questi allora gli sforna una cadavere fresco fresco), Il ricatto (non è un giallo, ma un racconto brevissimo sulle astuzie fanciullesche per ottenere un bacio), Scuola serale (il particolare metodo di reclutamento dei killer da parte di un’anonima omicidi), Di professione farabutto (quando redimersi ti complica la vita), L’ultimo regalo (un perfetto alibi per una rapina), Quei manifesti, e basta (un racconto, brevissimo, non giallo, ma malinconico), E’ evidente (brevissimo, ma un’autentica perla).
Giunti alla fine del libro, più che soddisfatti, perché è una lettura avvincente, viene da chiedersi perché Scerbanenco non abbia sfruttato meglio tutte queste idee per scrivere qualcosa di più corposo, un romanzo, ma non c’è ovviamente risposta, per quanto, ed è solo una mia impressione, creda che sia stata invece l’occasione di dare libero sfogo alla sua creatività, senza impegnarsi troppo; insomma, almeno in questo caso, il lavoro di scrittore è stato finalizzato al puro divertimento dello stesso.
Non credo che debba aggiungere altro, se non l’invito a leggere Il centodelitti.
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