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TEA, 2021
Abstract: Roma, 8 settembre 1943. L'Italia è nel caos. Il capitano Arcieri sceglie da che parte stare È il 6 settembre 1943 e Roma si trova nell'occhio del ciclone. Già duramente provata dal tragico bombardamento del 19 luglio, la città si risveglia ogni giorno in una cupa atmosfera di incertezza e precarietà. Oscuramento, coprifuoco, sirene antiaeree fanno ormai parte del quotidiano di una popolazione stremata e sfiduciata. Il capitano dei Carabinieri Bruno Arcieri viene reclutato dai nuovi vertici del SIM per una missione segretissima e di vitale importanza, da cui potrebbero dipendere le sorti non solo della Capitale, ma dell'Italia intera. Infatti, solo l'intervento tempestivo delle truppe anglo-americane, già sbarcate al Sud, potrà contrastare la furiosa rappresaglia dei tedeschi, che scatterà non appena verrà dato il fatale annuncio della firma dell'armistizio. Così Arcieri riceve l'incarico di attivare il contatto con due misteriosi emissari degli Alleati, che a breve dovrebbero giungere in città, in incognito. Ma la sua attenzione è in parte distratta da una drammatica vicenda che coinvolge la sua fidanzata Elena Contini e ne mette a repentaglio la libertà, se non la vita... Leonardo Gori ricostruisce con sguardo lucido e preciso la tesa cronaca dei tre giorni che cambiarono per sempre il destino dell'Italia, restituendo a ciascuno le proprie ragioni, e intrecciando sapientemente la fitta trama della Storia alle complicate vicissitudini e al travaglio interiore dei suoi personaggi.
Moderators: Valentina Tosi
7 novembre 2021 alle 09:46
Credo che per Leonardo Gori Bruno Arcieri sia non solo il personaggio che ha creato, ma anche un amico ideale in cui si riflettono le sue sensazioni ed emozioni; del resto non potrebbe essere altrimenti, perché con La lunga notte siamo arrivati al tredicesimo episodio che, nella circostanza, vede impegnato l’eccellente ufficiale dei carabinieri in una delicatissima missione che si svolge, per lo più a Roma, dal 6 al 9 settembre 1943. Si tratta di quattro giorni fatidici, quelli che precedono e seguono immediatamente l’8 settembre, allorché il messaggio di Badoglio alla nazione, alquanto sibillino, annunciava l’intervenuto armistizio con gli anglo americani. Si tratta, ancor oggi, di un tema scottante, di cui non è facile parlare, perché un atto così determinante comportò l’abbandono dell’Italia e degli italiani al prevedibile risentimento dei tedeschi, con la vergognosa fuga del re e della sua corte con ogni probabilità mercanteggiata con i nazisti. E per fortuna che Vittorio Emanuele III era soprannominato il re guerriero, ma di certo gli si addiceva molto di più l’appellativo di re sciaboletta, a causa della sua bassa statura, anche morale.
Alla luce di questi fatti Gori ha dovuto procedere con particolare attenzione riproducendo, sulla base della documentazione storica, quanto effettivamente avvenne, inserendo il personaggio del Capitano Arcieri con congruità rispetto agli avvenimenti. La sua missione è quella di far da interprete, ma anche di spiare, due alti ufficiali americani fatti venire a Roma per discutere dei piani di difesa della capitale. In questa vicenda si inserisce poi un’altra, nel non facile rapporto con la bella Elena Contini, coinvolta addirittura in un caso di omicidio.
Leonardo Gori si destreggia bene in una trama in cui sembrano maturare nuove congiure, con gli alti comandi che conducono un doppio gioco, un tira e molla che spazientisce gli americani che finiranno per rinunciare alla difesa di Roma, così come preteso da Badoglio e che fu probabilmente uno dei termini degli accordi con i tedeschi per permette al re di fuggire. In questo guazzabuglio lo sfacelo di un regime è reso splendidamente, tanto che sembra di respirare un’aria marcescente, con personaggi di primo piano che hanno perso completamente il senso dell’onore e che ignorano ciò che vuol dire il termine dignità; così tutti pensano solo all’interesse personale, a mettersi in salvo, tutti meno il capitano Bruno Arcieri.
La serie mi è piaciuta tutta nel complesso, magari con qualche episodio che ho gradito meno, ma credo che il livello qualitativo si sia mantenuto buono. Questo tredicesimo, tuttavia, anche per le difficoltà che comportano la vicenda storica e per la capacità dell’autore di attenersi strettamente ai fatti è indubbiamente di notevole qualità, tanto che credo si possa considerare come il capolavoro di Leonardo Gori.
Non è un problema quindi consigliarne la lettura, anzi mi sento di raccomandarla vivamente.
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