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La Nave di Teseo, 2020
Abstract: Centrale di Polizia di Boston, ufficio Archivio criminale: lì, seduto alla sua scrivania, Arthur Jelling, quarant'anni, vita tranquilla, sposato, un figlio, un passato di studente di medicina. Un innato istinto per scoprire la trama oscura dei delitti. Chissà che cosa c'è nel cuore degli uomini. Di fuori sembrano una cosa e di dentro Dio solo sa cosa sono. Jelling si trova questa volta alle prese con il mondo della sanità: il miliardario Déravans, rimasto cieco in un incidente automobilistico in cui è implicata la ragazza poi diventata sua fidanzata, può essere guarito da un intervento ardito. Solo il professore Linden è in grado di farlo, ma è minacciato di morte se deciderà di compiere l'operazione. La minaccia si realizza alla vigilia di entrare in sala operatoria. Cos'è che Déravans non deve vedere? o chi? o quale impressione sepolta non deve riemergere con la vista? Jelling deve saperlo prima che la mano assassina spenga la prossima preda; e per scoprirlo scruta i volti, le mani, i gesti, nella selva di individui che circonda Déravans, la cerchia eccentrica dei suoi familiari, i medici della clinica, perfino i legami più intimi.
Moderators: Valentina Tosi
30 ottobre 2021 alle 06:43
Perché qualcuno minaccia di uccidere il chirurgo Augusto Linden se questi opererà il ricco Alberto Déravans facendogli riacquistare la vista perduta in un incidente automobilistico due anni prima? E quando effettivamente il luminare della medicina verrà ucciso, perché si vuole impedire chiunque di effettuare questo intervento chirurgico? Si tratta delle domande logiche che si pone l’investigatore della polizia Arthur Jelling, ma che frullano anche nella mente di chi legge questo riuscitissimo thriller.
Scerbanenco, al suo secondo romanzo dopo Sei ore di preavviso, dimostra il suo innato talento, quella capacità di coinvolgere il lettore, rendendolo partecipe delle indagini di un poliziotto del tutto particolare che opera esclusivamente secondo logica, partendo tuttavia dal suo non comune intuito. Non è un uomo d’azione, anzi ha paura della violenza e prova orrore nel vedere le vittime, ma segue un filo razionale ben preciso, come per esempio quello che lo porta a cercare oggetti che nulla hanno comunemente a che fare con il luogo in cui sono reperiti, cioè cerca quelle che possono sembrare stranezze per i più, ma che hanno una loro ragion d’essere, come per esempio una scatola di fiammiferi tutti senza capocchia in cucina, oppure una bambola priva degli occhi nella sala operatoria della clinica in cui è ricoverato Alberto Déravans per essere sottoposto all’intervento chirurgico agli occhi. Nelle sue indagini si fa spesso accompagnare dal sergente Matchy, il classico uomo d’azione, così che entrambi danno vita a una coppia perfetta, uno la mente e l’altro il braccio; c’è poi il capitano Sunder, diretto superiore di Jelling, burbero e brontolone, un poliziotto vecchia maniera con metodi di investigazione spesso obsoleti, ma intelligente tanto da affidare a Jelling i casi più difficili. E poi c’è qualcuno che interviene ogni tanto e parla in prima persona, l’amico e consulente dottor Berra, professore in psicopatologia, insomma personaggi tutti già presenti nel primo romanzo e quindi protagonisti fissi, ognuno con delle sue caratteristiche proprie e comunque tali da renderli interessanti a chi legge. E’ quasi superfluo che dica che ancora una volta Jelling riuscirà ad assicurare alla giustizia chi ha posto in essere le minacce e ha poi ucciso. Ci arriverà, come al solito, secondo un percorso logico in una trama che sembra fatta apposta, e lo è, per le caratteristiche dell’investigatore, con una serie di pietruzze che, come in un mosaico, vengo a incastrarsi perfettamente, rivelando il nome del colpevole.
La bambola cieca è senz’altro meritevole di lettura.
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