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La Nave di Teseo, 2020
Abstract: Un celebre attore, narcisista e pieno di sé, ma ormai sul viale del tramonto, vive da giorni barricato in casa insieme alla sua corte. Riceve quotidianamente minacciosi messaggi con la data, il luogo e l'ora della morte. E tutti i possibili colpevoli hanno sempre alibi indistruttibili. Le operazioni di polizia per scoprire il mittente, ovvero il potenziale assassino, sono affidate ad Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston e investigatore sui generis. Schivo e timidissimo, l'archivista è un tenace temperamento speculativo, affinatosi nello studio dei rapporti d'inchiesta, che riordina e cataloga. Questo giallo è come fosse in due tempi: il racconto del lavoro quotidiano per sventare una cospirazione in fieri, con tutta la suspence dell'attesa, e il racconto dell'inchiesta, fondamentalmente psicologica, su un omicidio. Complicato inoltre dal fatto che non si sa bene se vi sia un omicidio, e che alla fine Jelling deve spuntarla nell'impresa più ardua: riuscire a smontare la sua stessa robustissima ipotesi investigativa.
Moderators: Valentina Tosi
23 settembre 2021 alle 09:15
Mi sono finalmente deciso a conoscere la scrittura di Giorgio Scerbanenco e per farlo ho pensato di procedere per gradi, iniziando dal suo primo romanzo giallo, Sei giorni di preavviso, che ha dato alla luce nel 1940. In quell’occasione compare per la prima volta un curioso investigatore, Arthur Jelling, un archivista della polizia con un’autentica passione per quegli aspetti secondari dei delitti, i cosiddetti dettagli, che appaiono stridenti, in poche parole che non tornano secondo logica.
La vicenda si svolge all’estero, a Boston negli Stati Uniti, e non potrebbe essere altrimenti, perché nel regime fascista c’è un’avversione per la letteratura poliziesca che viene tollerata solo per trame in cui i reati siano commessi preferibilmente da stranieri, perché, come noto, erano taciuti i fatti di cronaca nera al fine di dimostrare che con il regime tutto era in ordine, tanto da poter dormire con la porta aperta.
In un crescendo ossessivo, simile al Bolero di Ravel, all’attore fallito Philip Vaton arrivano biglietti giornalieri in cui lo si preavvisa della sua prossima morte, fissata per il 12 novembre di mattina. E’ inutile che vada oltre perché rischio non poco, e cioè di togliere l’indispensabile suspense, elemento imprescindibile e qualificante di qualsiasi romanzo giallo. E’ invece opportuno rilevare l’eccellente stile dell’autore, capace di dare al personaggio di Jelling una statura qualitativa di assoluta eccellenza, in contrasto con il carattere sottomesso dello stesso. Si tratta di un uomo che arriva alla soluzione per deduzione, in possesso di una logica ferrea e incontrovertibile, capace di rivoltare l’animo come un guanto, ma non privo di umanità e quindi dotato di una naturale simpatia, quel che si potrebbe definire, senza voler fare paragoni, ma al solo scopo di descriverlo meglio, una via di mezzo fra l’Hercule Poirot di Agatha Christie e il Jules Maigret di Georges Simenon. E’ un investigatore che insegue la perfezione senza essere perfetto, che si pone teorie di cui cerca le prove e che è anche capace di ricredersi, insomma un uomo, non un superuomo, e per questo apprezzato, oltre che dai superiori, anche dai lettori.
E’ superfluo dire che arriverà alla soluzione del caso, per niente campata in aria, e ciò dopo una lettura avvincente, che è poi il segreto del successo di ogni libro.
Il mio primo contatto con Giorgio Scerbanenco è stato quindi positivo e sono più che certo che leggerò altri suoi romanzi.
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