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Milano : Adelphi, [1989]
Abstract: Una storia semplice è una storia complicatissima, un giallo siciliano, con sfondo di mafia e droga. Eppure mai - ed è un vero tour de force - l'autore si trova costretto a nominare sia l'una sia l'altra parola. Tutto comincia con una telefonata alla polizia, con un messaggio troncato, con un apparente suicidio. E subito, come se assistessimo alla crescita accelerata di un fiore, la storia si espande, si dilata, si aggroviglia, senza lasciarci neppure l'opportunità di riflettere. Davanti alla proliferazione dei fatti, non solo noi lettori ma anche l'unico personaggio che nel romanzo ricerca la verità, un brigadiere, siamo chiamati a far agire nel tempo minimo i nostri riflessi - un tempo che può ridursi, come in una memorabile scena del romanzo, a una frazione di secondo. È forse questo l'estremo azzardo concesso a chi vuole ancora una volta scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia.
Moderators: Valentina Tosi
25 maggio 2021 alle 20:36
Il titolo inganna e del resto Sciascia, se non fosse quel grande scrittore che è per la capacità di analizzare fatti e fenomeni nelle loro mille sfaccettature, addentrandosi nell'apparenza alla ricerca di una possibile verità, non avrebbe potuto e voluto scrivere una vicenda gialla, ambientata in una Sicilia di epoca indeterminata, di assoluta linearità, in cui la vittima è proprio la persona che è e l'assassino, o meglio i colpevoli, sono quelli che il lettore attento dei romanzi dell'autore siciliano si attende.
Il racconto, perché trattasi di racconto lungo e non di romanzo, è invece estremamente complesso. Tutto ciò che a prima vista sembrerebbe di un'estrema semplicità è invece un gomitolo ingarbugliato, dove personaggi della giustizia e religiosi sono uniti da un unico filo conduttore che è quello della criminalità organizzata, insomma di quell'organismo distruttore, frutto di connivenze e di indifferenze, che è la mafia.
Del resto chi non vede, o meglio chi vede e non parla, riesce ad avere vita lunga, e così un testimone avrà dei vuoti di memoria del tutto provvidenziali che non gli impediranno tuttavia di collaborare con la polizia per pervenire alla soluzione di un pluriomicidio, anche per potersi così scagionare, in quanto lui stesso sospettato, ma che riconosciuto il capobanda, personaggio dalla doppia vita ed estremamente influente, eviterà di svelarne il nome, eclissandosi alla svelta, fuggendo da quel mondo di costante tensione in cui l'onesto finisce con l'essere sempre la vittima.
Veramente indovinati i personaggi, fra i quali emerge per atavico intuito il brigadiere, in eterno dissidio di classe con il commissario, e il professor Franzò, che in realtà interpreta il punto di vista Sciascia in un dialogo di alto livello proprio con il sottufficiale.
Una storia semplice fu pubblicato postumo, dopo la morte dell'autore, come lasciò scritto anche nelle volontà testamentarie. Ma esso stesso, cioè questo racconto, è un lascito, quasi un'ammonizione per i posteri sul lento disgregarsi delle istituzioni corrose dal cancro mafioso, al punto da diventarne strumento di conservazione fino a esserne esse inglobate.
Come al solito la lettura, più che consigliabile, è vivamente raccomandabile
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