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Casale Monferrato : Piemme, 2004
Abstract: 280 d.C. Approfittando della deriva del potere di Roma, il governatore Bonoso decide di tradire l'aquila e di costruire nelle Gallie un suo regno personale. È suo l'ordine di sterminare i Camavi, tribù della Tungria che, per aver smascherato l'usurpatore Proculo, si è resa colpevole di eccessiva fedeltà all'imperatore. Ed é sempre lui che, per conseguire i suoi fini, non esita ad avvalersi dell'appoggio dei ribelli bagaudi e di diverse tribù barbare da sempre ostili al potere romano. Spetta al legato imperiale Valerio Metronio reprimere la ribellione e salvare l'onore di Roma, in un vorticoso giro di amicizie, alleanze e odi implacabili che coinvolge Romani e barbari, traditori e traditi.
Moderators: Valentina Tosi
29 aprile 2021 alle 16:35
Con L’onore di Roma si completa la trilogia del legato romano (gli altri due romanzi sono Il legato romano e La legione invincibile). Considerato che si tratta del completamento di un’opera di un impegno certamente notevole mi sarei aspettato una partecipazione massiccia della figura di Valerio Metronio, cioè del legato romano, e invece questo è il libro ove appare meno, limitando la sua presenza alle pagine inziali con il suo ingresso a Lungudunum vincitore su Erennio Proculo che imprudentemente si era proclamato imperatore e che ora, con la moglie e il figlio, è in fuga, diretto nella zona di occupazione dei bagaudi, contadini e pastori celtici datisi alla macchia e diventati feroci briganti. Altri personaggi invece animano queste pagine, alcuni già presenti negli altri due romanzi, altri che si affacciano ora reclamando un po’ di notorietà. Uno si eleva su tutti ed è il retore e filosofo Marsilio, catturato, mentre cerca di tornare in Italia nelle terre natie, proprio dai bagaudi che gli lasciano un certo grado di libertà, visto quanto é inoffensivo e tenuto conto delle sue capacità, dovute anche a fortuna, di curare con le erbe. Il fil rouge del romanzo tuttavia è la ricerca del figlio del nobile romano Caio Amulio Aquilino, rapito dai bagaudi per farne oggetto di riscatto. Il bimbo però, grazie soprattutto a Marsilio, riesce a fuggire, ritornando alla casa paterna e dando indicazioni ai militari romani per raggiungere la base dei predoni e distruggerla. Nell’ambito della vicenda c’è poi lo sviluppo di un’ulteriore trama legata da un lato alla fine di Erennio Proculo e dall’altro alla possibilità di salvezza di sua moglie e del figlio, moglie che è la sorellastra di Barbaro, il feroce capo dei bagaudi. Non bastasse c’è anche la sollevazione di Gaio Quinto Bonoso, che, temendo serie conseguenze per aver perso la flotta sul Reno a opera dei Germani, si autoproclama imperatore, ma farà una brutta fine, perché l’uomo di riferimento di Roma, il capace e fedele Valerio Metronio lo sconfiggerà e lo farà giustiziare.
Anche in questo romanzo ritroviamo la fedeltà dell’autore a fatti effettivamente avvenuti, come appunto il caso dei due autoproclamatisi imperatori, la capacità di avvincere dalla prima all’ultima pagina con una narrazione snella che non trascura tuttavia un’accurata ambientazione e un’attenta analisi psicologica dei maggiori protagonisti, insomma una realizzazione di pregevole fattura. Va da sé che la lettura, veramente gradevole, è più che consigliata.
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