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Nives
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Naspini, Sacha <1976->

Nives

E/o, 2020

Abstract: Dopo la morte del marito, per Nives è un problema adattarsi alla solitudine e al silenzio di Poggio Corbello. Prendersi cura del podere senza scambiare una parola con anima viva la fa sentire come un fantasma... La notte è il momento più difficile. Poi ecco la soluzione: Giacomina. È la sua chioccia preferita, la vedova comincia a tenerla con sé. Tutte le angosce svaniscono d'incanto. Nives è sollevata, eppure non sa darsi una spiegazione: ha sostituito il marito con una bestiola. Arriva addirittura a pensare di essere felice... Finché avviene un fattaccio e a Nives s'impone l'ultima soluzione: chiamare Loriano Bottai, il veterinario. Quella che segue è una telefonata lunga una vita. Dall'emergenza di una chioccia imbambolata lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. Finché risuonerà feroce una domanda: come è scoprire di aver vissuto all'oscuro di sé?

Moderators: Valentina Tosi

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Naspini è una mia vecchia conoscenza, nel senso che come ha iniziato a scrivere ho cominciato pure io a leggere le sue opere pubblicate, a quel tempo, dal Foglio Letterario, la piccola casa editrice gestita da Gordiano Lupi. Ricordo che appunto a quest’ultimo, dopo aver letto I sassi, dissi che aveva fra i suoi autori uno che si staccava sicuramente dagli altri, un autentico talento che sarebbe emerso prepotentemente con il tempo dopo aver maturato la necessaria esperienza e aver dato allo stile l’impronta personale. Non mi sono sbagliato, sono venuti altri libri, pubblicati da un editore sicuramente più noto (E/O), che ho recensito positivamente anche se lo stile non ha ancora raggiunto la sua personale impronta, cioè quell’insieme di caratteristiche che ti fanno dire, leggendo un brano e non conoscendo il nome di chi l’ha scritto, di che autore si tratti. E’ un elemento di sicuro assai importante e mi meraviglio che ancora non sia proprio di Naspini, una mancanza che trova conferma anche nel caso dell’ultimo romanzo pubblicato, questo Nives di carattere rurale e ambientato nella campagna toscana. La storia in sé è deboluccia, cioè questa donna, rimasta sola dopo la morte del marito, si fa compagnia con una gallina, che una sera, di fronte a un pubblicità televisiva del Dash (Das nel libro), si imbambola, tanto da sembrare morta, e per quanti sforzi faccia la signora Nives non riesce a farla tornare in sé; ecco che allora non trova di meglio che telefonare a un veterinario amico di famiglia, un colloquio a mezzo filo dove ne saltano fuori di tutti i colori, una trama di tradimenti, di corna, di cornuti e cornute che non è male, ma di certo non è il massimo, perché troppo lasciata a se stessa. Nasce così un dialogo lunghissimo, da fattura telefonica da capogiro, purtroppo continuo, mai intervallato da stacchi, il che, come noto, finisce con lo stancare il lettore. Fra l’altro qualche interruzione in cui magari ci fosse stata una descrizione degli ambienti, oppure meglio ancora un temporanea tregua, con ripresa il giorno successivo, sarebbe stata l’ideale. Il ritmo troppo blando induce allo sbadiglio, anche se per fortuna alla fine si passa a un crescendo con fuoco. Intendiamoci, Nives non è un brutto romanzo, ma segna un calo consistente nella qualità delle opere di Naspini, il che è decisamente un peccato.
Spero che il prossimo libro riscatti questo, perché se il mio giudizio su Nives è quello di un’opera al massimo discreta, resta invariata la mia stima nel Naspini scrittore, che però deve ancora crescere e affinare le sue indubbie qualità.

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