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Bompiani, 2020
Abstract: All'alba del 1925 il più giovane presidente del Consiglio d'Italia e del mondo, l'uomo che si è addossato la colpa dell'omicidio di Matteotti come se fosse un merito, giace riverso nel suo pulcioso appartamento-alcova. Benito Mussolini, il "figlio del secolo" che nel 1919, rovinosamente sconfitto alle elezioni, sedeva nell'ufficio del Popolo d'Italia pronto a fronteggiare i suoi nemici, adesso, vincitore su tutti i fronti, sembra in punto di morte a causa di un'ulcera che lo azzanna da dentro. Così si apre il secondo tempo della sciagurata epopea del fascismo narrato da Scurati con la costruzione e lo stile del romanzo. M. non è più raccontato da dentro perché diventa un'entità distante, "una crisalide del potere che si trasforma nella farfalla di una solitudine assoluta". Attorno a lui gli antichi camerati si sbranano tra loro come una muta di cani. Il Duce invece diventa ipermetrope, vuole misurarsi solo con le cose lontane, con la grande Storia. A dirimere le beghe tra i gerarchi mette Augusto Turati, tragico nel suo tentativo di rettitudine; dimentica ogni riconoscenza verso Margherita Sarfatti; cerca di placare gli ardori della figlia Edda dandola in sposa a Galeazzo Ciano; affida a Badoglio e Graziani l'impresa africana, celebrata dalla retorica dell'immensità delle dune ma combattuta nella realtà come la più sporca delle guerre, fino all'orrore dei gas e dei campi di concentramento. Il cammino di M. Il figlio del secolo - caso letterario di assoluta originalità ma anche occasione di una inedita riaccensione dell'autocoscienza nazionale - prosegue qui in modo sorprendente, sollevando il velo dell'oblio su persone e fatti di capitale importanza e sperimentando un intreccio ancor più ardito tra narrazione e fonti dell'epoca. Fino al 1932, decennale della rivoluzione: quando M. fa innalzare l'impressionante, spettrale sacrario dei martiri fascisti, e più che onorare lutti passati sembra presagire ecatombi future.
Moderators: Valentina Tosi
18 febbraio 2021 alle 18:33
Se con M. Il figlio del secolo Scurati si era occupato dell’ascesa di Benito Mussolini, dagli albori del fascismo fino al clamoroso discorso del 3 gennaio 1925 alla Camera dei Deputati con il quale il Duce assunse su di sé le colpe delle violenze fasciste e in particolare dell’omicidio di Giacomo Matteotti, con questo secondo volume intitolato M. L’uomo della provvidenza ci parla del periodo che va dal 1925 al 1932. In un crescendo quasi rossiniano il capo del fascismo smantella i residui di democrazia e assume i pieni poteri, timoroso di delegarne parte ad altri, al punto che a un certo momento terrà per sé la bellezza di sette dicasteri. Senza più avversari, perché gli oppositori o sono esuli in Francia, o scontano giorni di inerzia e di inedia al confino, oppure in galera, l’uomo dovrebbe essere soddisfatto, dovrebbe progettare un futuro anche quando non ci sarà più lui, ma il fascismo non esisterebbe, se non ci fosse Mussolini, perché Mussolini è il fascismo; quindi, a differenza di dittature come quella sovietica, in Italia non è stato costituito un vero e proprio regime, poiché il potere non è accentrato in un gruppo ristretto, ma in una sola persona al punto che, caduta o morta questa, si ha il dissolvimento del centro decisionale, e questo è tipico dei movimenti di destra, come nel caso del nazismo e del franchismo.
Il nuovo periodo di tempo esaminato, se da un lato vede il consolidamento del potere di Mussolini, che può ormai decidere di tutto e di tutti, comincia a lasciar trasparire la solitudine di un uomo che si circonda di personaggi infidi, emarginando invece i pochi seri e capaci, in quanro possibili temuti concorrenti. E’ questo il caso dell’abile segretario del PNF Augusto Turati, contro cui è montata una campagna diffamatoria ingiustificata che il duce potrebbe troncare, ma non lo fa. Perfino il fedele fratello Arnaldo ne fa le spese e anche lui viene lasciato in pasto ai pescicani del partito che si azzuffano fra di loro, oltre che per il potere, per poter mettere le mani su affari danarosi e ovviamente illeciti. Il duce sa tutto di tutti, si compiace dei lori vizi ampiamente documentati dall’OVRA, la polizia politica guidata con grande capacità dall’ex prefetto di Genova Arturo Bocchini, prove che gli servono per eventuali e non improbabili ricatti. Intanto la vita prosegue, una vita ben diversa da quella che era stata promessa agli italiani, non proprio una vita di miseria, ma per lo più di povertà. Ci sono altri traguardi a cui mira Mussolini con le bonifiche, i ponti, le strade, opere che si auspica possano ampliare a dismisura la sua fama. Il suo capolavoro resta, tuttavia, l’accordo con il Vaticano, i famosi Patti Lateranensi con cui viene sanato il profondo contrasto sorto con la presa di Roma nel 1870. A conti fatti mi pare che da questi patti abbia ritratto maggiori soddisfazioni proprio il Vaticano, tacitate le sue richieste con un notevole esborso di denaro e la costituzione di più enclavi a Roma e nel Lazio, oltre all’aver proclamato come religione di stato quella cristiano cattolica apostolica romana. Certo, uno che va d’accordo con la Chiesa, specie se capo di un popolo di cattolici, ha le spalle un po’ più coperte, anche se l’esperienza dovrebbe insegnare che i patti, anche scritti, sono fatti per essere violati. Di pari passo con la conquista del potere in Italia si registrano le lunghe operazioni di sottomissione delle popolazioni delle nostre colonie libiche, grazie a operazioni militari che non vanno tanto per il sottile e che pur di ottenere lo scopo vedono il ricorso ai bombardamenti con il gas. Già è un abominio portare una morte orribile e dolorosa a popolazioni per lo più inermi, immaginate poi la tragedia dei campi di concentramento a ridosso della costa libica in cui furono internate più di 100.000 persone fra uomini, donne e bambini, per isolare le tribù ribelli che osavano rivendicare la loro libertà e la loro patria combattendo. In quei campi, voluti dal generale Graziani, sostenuto dal generale Badoglio e con l’approvazione di Benito Mussolini, la gente moriva di stenti, le donne erano soggette a violenze, non passava giorno che qualche prigioniero non venisse torturato o impiccato, insomma una vergogna non diversa dai futuri lager nazisti.
Anche questo secondo volume, in cui le vicende come nel primo sono proposte in una serie di quadri rigorosamente in ordine temporale, non mancano i motivi di grande interesse e quindi è senz’altro meritevole di lettura; considerato che il piano dell’opera completa prevederebbe tre volumi mi chiedo solo come possa essere possibile riunire nel terzo, per quanto corposo, gli ultimi anni di Mussolini, che non solo sono quasi tredici, ma che presentano argomenti di larghissima portata, quali la guerra d’Etiopia, quella di Spagna, le leggi razziali, l’entrata in guerra dell’Italia, la caduta del duce, la repubblica di Salò.
Come il primo volume tuttavia anche questo secondo non appare ben definito nella sua identità, vale a dire non è un saggio storico e nemmeno un romanzo storico, ma un ibrido che credo si possa definire come storia romanzata, alla portata di una platea di lettori non particolarmente colta e che proprio per questo presenta il pregio di parlare di un periodo storico che è ignorato da tanti, da troppi.
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