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Il mulino del Po
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Bacchelli, Riccardo <1891-1985> - Bacchelli, Riccardo <1891-1985>

Il mulino del Po

Milano : A. Mondadori, 2013

Abstract: Lazzaro Scacerni, nominato erede da Mazzacorati, un capitano dell'esercito napoleonico in Russia, tornato in Italia si costruisce un mulino. Sposa Dosolina e conserva con difficoltà i suoi beni. Il figlio Giuseppe, detto Coniglio Mannaro, riesce ad ampliare, non sempre con metodi leciti, la proprietà paterna. Il figlio di Giuseppe, Lazzarino, raggiunto Garibaldi, muore a Mentana. Dopo una violenta inondazione Coniglio impazzisce e finisce in manicomio. La moglie Cecilia supera mille avversità per mantenere la famiglia. Il figlio Princivalle, per difendere la sorella Berta, uccide con un pugno un giovane vicino. Un altro figlio di Cecilia, Giovanni si sposa e adotta un trovatello che morirà sul Piave nel 1918 e sarà l'ultimo Lazzaro Scacerni.

Moderators: Valentina Tosi

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Nella vita accadono fatti strani, del tutto inspiegabili, come nel caso di una grande opera, Il mulino del Po, osannata dalla critica, accolta con ampio favore dai lettori, oggetto di uno sceneggiato televisivo in cinque puntate che agli inizi del 1963 entrò nelle case di tutti gli italiani, con protagonista principale un attore di grande calibro quale era Raf Vallone; ebbene, forse fu proprio la produzione televisiva, con la conseguente grande diffusione, che finì per bruciarlo, tanto che si tratta di un romanzo da tempo dimenticato (basti pensare che l’ultima ristampa nella collana Oscar Mondadori mi pare risalga al 2013 e non è che prima ce ne siano state a bizzeffe). Può essere che a interessare poco i lettori sia anche l’elevato numero delle pagine, ma ritengo più logico pensare che, dopo il grande clamore degli anni ‘60 e ‘70, ci si sia proprio dimenticati, nonostante che il romanzo possa essere avvincente, una saga familiare che va dalla fine del periodo napoleonico per arrivare al termine del Grande guerra, un po’ più di un secolo quello attraversato da quattro generazioni della famiglia Scacerni. In questo lasso di tempo c’è tanta storia d’Italia, con il nostro Risorgimento, il brigantaggio, i primi moti sociali, e proprio per questo risulta ancora più difficile comprendere l’oblio per un’opera che prima della seconda guerra mondiale uscì in tre volumi (Dio ti salvi nel 1938, La miseria viene in barca nel 1939 e Mondo vecchio sempre nuovo nel 1940), per poi essere riunificati in un unico libro con il titolo Il mulino del Po, pubblicato nel 1958 dalla Mondadori. Tutta la vicenda gira intorno a un mulino, il San Michele, ormeggiato sulle rive del Po alla Guarda Ferrarese, ed è appunto il grande fiume a determinare i fatti più salienti, con le sue improvvise e grandi piene, con avvenimenti che riguardano soprattutto la famiglia dei mugnai Scacerni, intorno alla quale comunque gravitano altri personaggi con le loro storie. In quattro generazioni ne capitano di tutti i colori, con disgrazie, arricchimenti, impoverimenti, insomma, nel bene e nel male, é la saga di una famiglia che finisce con il diventare la storia di un paese che attraverso le guerre riesce ad avere un’identità nazionale, a crescere fino a diventare un grande stato.
Il romanzo è ben strutturato, tanto che non ci sono mai degli alti e bassi, e del resto lo stile dell’autore è pregevole, riuscendo a far pervenire l’opera a toni epici, non tralasciando tuttavia e anzi dimostrando un attenzione particolare per i singoli, protagonisti a loro modo di una vicenda che finisce con l’essere corale, in una dinamica sociale che vede la presa di coscienza dei contadini della bassa ferrarese, quasi sempre gente povera, per non definire miserrima, la cui vita era tutta una lotta per non subire la furia della natura, le malatie endemiche e quelle ricorrenti, le tasse opprimenti che uno stato insensibile rinnovava di continuo.
Quindi, oltre all’aspetto strettamente storico, nel libro è presente anche un’attenta analisi sociologica, due elementi di pregio che da soli lo renderebbero degno di attenzione. E poi c’è la trama, di indubbio interesse, ben raccontata, insomma, per dirla in poche parole, Il mulino del Po è il classico caso di un capolavoro dimenticato. E se non è facile comprenderne i motivi, però sarebbe altrettanto facile riportarlo all’attenzione dei lettori; basterebbe che a scuola se ne parlasse per togliere la polvere del tempo da un’opera che dovrebbe essere invece oggetto di studi e quindi rientrare nei programmi scolastici.

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