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Il generale di Diocleziano. Il legato romano
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Cervo, Guido

Il generale di Diocleziano. Il legato romano

Piemme, 20/10/2020

Abstract: "Vincere per Roma!" 286 d.C., Gallia settentrionale. Valerio Metronio Stabiano è un romano d'antico stampo. È sempre stato un soldato, che i tumultuosi eventi del suo tempo hanno portato ai più alti gradi nelle legioni. Uomo d'ordine, da sempre dedito a Roma e ai suoi valori, è stato emarginato dall'imperatore Marco Aurelio Carino poco prima della guerra civile contro Diocleziano. Condannato all'inazione mentre il suo mondo è in pericolo, si è ritirato nella sua villa di campagna, forzandosi a vivere come un comune aristocratico. Una vita lontana dai campi di battaglia che gli ha permesso, se non altro, di godere dell'affetto dei suoi familiari. Ma i tempi sono cupi. Rivolte contadine e massicce incursioni di barbari minacciano l'unità e la stessa esistenza dell'Impero. Le orde dei ribelli bagaudi, dedite a sanguinari riti celtici, dilagano nelle province galliche, e la stessa famiglia Metronia è in pericolo. Diocleziano, divenuto imperatore, è risoluto a porre fine al caos. Toccherà a Valerio Metronio, richiamato al servizio di Roma, portare a termine una missione ad alto rischio, per stroncare la ribellione. Tra le poche forze al suo comando, una coorte di soldati umiliati e oggetto di disprezzo, superstiti di una legione d'Oriente, in prevalenza costituita da cristiani, punita con la decimazione per aver rifiutato di rendere il sacrificio d'uso agli dei. Sarà sotto la sua guida che questi uomini, attraverso un succedersi di battaglie, troveranno il loro riscatto.Guido Cervo torna all'Impero Romano con un romanzo epico e di grande forza narrativa. Una storia attualissima che porta in luce la complessità di un mondo scosso da potenti rivolgimenti, che chiamano ciascuno a scelte decisive e al sacrificio personale in difesa del bene comune.

Moderators: Valentina Tosi

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Ero ancora un bambino quando lessi Ivanhoe e per me fu una folgorazione, perché ritrassi l’impressione di essere entrato nella storia, con l’aggiunta di una mia fantasia personale che mi portava a vedere, secondo i miei gusti, le pagine che così sapientemente aveva scritto Walter Scott. Da allora questo genere è rimasto il mio preferito e posso dire che fra le mie letture è preponderante. Inoltre, ogni volta che inizio a leggere un romanzo storico provo ancora la stessa emozione della prima volta, a maggior ragione se so che l’autore è uno di quelli che non mi tradirà, che non mi spaccerà per grande storia un raccontino banale e insulso, e fra questi validi narratori figura Guido Cervo che ho avuto modo di conoscere con un’opera di narrativa di notevole pathos, quei Ponti della Delizia che parla della drammatica ritirata di Caporetto; poi l’ho apprezzato per la sua imparzialità nel descrivere la tragedia della guerra civile dopo l’8 settembre 1943 (Bandiere rosse, aquile nere) e infine ha continuato ad affascinarmi con la serie del Teutone, la trilogia del cavaliere dell’Ordine Teutonico Eustachius von Felben ambientata nel XIII secolo. Per completare la mia conoscenza di questo romanziere sono rimaste solo le opere del legato romano e Il generale di Diocleziano è la prima che ho esaminato. Al riguardo ritengo doverosa una premessa, cioè desidero mettere in risalto l’indubbia capacità di Cervo di creare personaggi con cui si entra facilmente in empatia e Valerio Metronio Stabiano, appunto il legato romano, è uno di questi. Uomo tutto di un pezzo questo gallo-romano abituato a vincere tutte le battaglie non è un genio, né un superuomo, è semplicemente un essere umano, dotato di indubbie qualità, che emerge per intelligenza e rettitudine, tanto che mi viene da dire che potrebbe essere il fratello che abbiamo sempre desiderato avere. Questo soldato apparentemente in disarmo e che conduce una vita da aristocratico nella sua bella villa viene richiamato per debellare prima la rivolta dei Bagaudi, che soffocherà riportando l’ordine, e poi l’invasione dei Burgundi, che verranno inevitabilmente e irrimediabilmente sconfitti. Queste campagne verranno svolte con forze ridotte, fra le quali spicca una legione, quella tebana, in precedenza assoggettata alla decimazione essendo costituita per una parte non trascurabile da convertiti al cristianesimo. I militi superstiti, ivi compresi alcuni cristiani che ob torto collo hanno sacrificato agli dei, desiderosi di riscattare il loro onore diventeranno la forza migliore a disposizione di Valerio Metronio. La descrizione dei luoghi, la capacità nel ricreare atmosfere sono proprie dell’autore e non poco contribuiscono al successo di un romanzo che si fa apprezzare anche per la caratteristica di avvincere il lettore, dall’inizio alla fine.
Mi preme inoltre evidenziare come l’autore abbia curato in modo particolare gli indispensabili riferimenti storici al punto perfino di indicare con l’originario nome latino le città interessate alla vicenda, opportunamente riportando all’inizio l’attuale corrispondente denominazione, in modo da aiutare il lettore a identificare esattamente sulla carta geografica le zone di svolgimento della storia che nelle sue linee essenziali corrisponde a ciò che effettivamente avvenne.
Concludo dicendo che Il Generale di Diocleziano mi ha talmente convinto che ho in animo di leggere anche i precedenti tre romanzi del Legato romano.
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