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La gabbia dorata
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Läckberg, Camilla <1974->

La gabbia dorata

Venezia : Marsilio, 2019

Abstract: Faye sembra avere tutto. Un marito perfetto, una figlia adorabile e un lussuoso appartamento nel quartiere più elegante di Stoccolma. Ma, al di là della superficie scintillante, è una donna tormentata dai ricordi legati al suo oscuro passato a Fjällbacka, una donna che sempre più si sente prigioniera di una gabbia dorata. Un tempo era forte e ambiziosa. Poi è arrivato Jack, il marito, e lei ha rinunciato alla sua vita. Jack non è un uomo fedele, però, e quando Faye lo scopre, il suo mondo va in pezzi. Non le resta più niente, è distrutta. Fino al momento in cui decide di passare al contrattacco e di vendicarsi in modo raffinato e crudele... Faye non è certo la prima donna al mondo a essere stata umiliata dal marito, trattata come una stupida e costretta a lasciare il posto a una più giovane e piacente. Ma per lei è arrivato il momento di dire basta: «Unite siamo forti, non ci rassegneremo mai più al silenzio.»

Moderators: Valentina Tosi

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Il mio incontro con questa narratrice svedese è avvenuto nel 2010, con La principessa di ghiaccio, romanzo edito da Marsilio e che ha segnato il suo esordio in terra italiana. Ricordo che all’epoca apprezzai sia la trama che lo stile, tanto che scrissi una recensione positiva. In seguito sono uscite nel nostro paese altre opere della Läckberg che, però, non ho letto, preferendo per i gialli e i noir i lavori di Georges Simenon. Quest’anno, nel periodo di forzata clausura a causa del Covid 19, ho pensato di trascorrere il tempo leggendo molto e così casualmente mi sono caduti gli occhi su La gabbia dorata, memore della positiva trascorsa esperienza. Però, non potevo capitare peggio, tanto che, incapace di arrivare alla fine e quindi troncata la lettura dopo un centinaio di pagine, mi sono chiesto se l’autore fosse la stessa la Carlotta Camilla Läckberg della Principessa di ghiaccio, perché i due romanzi sembrano scritti da persone diverse. In particolare in La gabbia dorata, a parte la modestia della trama, ci sono caratterizzazioni che definire mal realizzate è un eufemismo, ma anche l’analisi logica dei periodi denota quasi uno stato confusionale della narratrice, che non manca anche di spunti di carattere sessuale piuttosto volgari. Basta, mi sono detto, e il libro è finito nel pattume. Mi è dispiaciuto, ma più per i soldi spesi male, che per la pessima prova della Läckberg.

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