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Feltrinelli, 2018
Abstract: Con una rara capacità di dare conto dell’ambiguità dell’animo umano, Rosella Postorino, ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Proprio come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto antieroico di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi. La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: “mangiate” dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le ss studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.
Moderators: Valentina Tosi
29 luglio 2020 alle 09:34
Romanzo vincitore del Premio Campiello 2018, del Premio Wondy 2019 e finalista alla 32^ edizione del Premio Chianti, un palmarès che impone- ed esige – che le aspettative siano tante, e invece era da tanto tempo che non mi capitava di imbattermi in un romanzetto, alla cui notorietà ha di certo contribuito un battage pubblicitario questo sì riuscito. Eppure lo spunto della storia di questa donna che, insieme ad altre, diventa l’assaggiatrice dei pasti destinati ad Adolf Hitler sarebbe interessante soprattutto se si fosse curata l’atmosfera particolare che regnava nell’ultimo periodo di vita di un folle e sanguinario dittatore. Purtroppo invece non è stato così per una scrittrice che non va oltre la narrazione, compita ed educata, di una storiella, quasi lo svolgimento, in modo scolastico, di un tema.
Mi dispiace dover esprimere un giudizio sostanzialmente non positivo su un’opera che ha vinto un premio prestigioso quale il Campiello, ma è proprio per questo motivo che si pretendono qualità e che non si sorvola su difetti come invece potrebbe accadere per romanzi che non sono stati gratificati da riconoscimenti di particolare livello. C’è anche da dire che la vicenda narrata non ha una trama particolarmente attraente, ma in questo aspetto gioca un ulteriore elemento negativo, vale a dire la monotonia della marrazione che presenta pur tuttavia ogni tanto degli acuti che rendono però più stridente il quotidiano grigiore di parole, di frasi che denotano uno stile fin troppo elementare.
Tengo a precisare che il mio giudizio non è stato frettoloso, nel senso che ho preferito leggere due volte il romanzo, la cui carenza principale è probabilmente una struttura debole, tanto più rilevante quando si affronta un argomento non certo facile quale è quello di prendere (o non prendere) decisioni vitali in un momento storico in cui anche la dignità viene facilmente sepolta.
Se i giurati del Campiello hanno votato secondo coscienza l’opera che hanno ritenuto migliore, posso solo immaginare di che basso livello fossero gli altri libri in concorso; del resto è da un po’ di tempo che rilevo un peggioramento generale della qualità delle opere letterarie, in sintonia peraltro con un diminuito grado di cultura, e questo purtroppo mi spiace, perché è la sconfitta della letteratura, il crollo di ogni valore e l’incapacità di creare e di comprendere il bello.
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