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Milano : Mursia, 1994
Moderators: Valentina Tosi
23 novembre 2019 alle 06:02
Più o meno tutti, sia per aver visto filmati d’epoca, sia per aver letto romanzi come Niente di nuovo sul fronte occidentale e Un anno sull’altipiano, abbiamo un’idea di cosa sia stata la Grande guerra, di quanto misere e terribili fossero le condizioni dei soldati in trincea, di come la morte fosse compagna fedele di chi combatteva, in ogni momento, sia per il concreto pericolo di essere uccisi dal proiettile di un cecchino o dall’esplosione di una bomba, sia per la visione continua dei numerosi corpi insepolti e in putrefazione. Abbiamo provato un senso di pietà, anche un certo ribrezzo nel leggere di certi fatti, ma mai e poi mai avremmo potuto sapere come era la vita, e anche la morte, sui campi di battaglia, sia per i militari che per i civili, se non ci fosse stato questo libro di Lucio Fabi; così possiamo sapere come vestivano i soldati, come erano addestrati, cosa mangiavano, come potevano soddisfare le più semplici esigenze corporali, come e dove riposavano, come avvenivano gli avvicendamenti e i turni di riposo, il trattamento ai civili dagli occupanti, i rapporti con i familiari a casa, insomma, e non voglio dilungarmi, tutto e anche di più di quello che si desidererebbe conoscere. Si tratta di un’opera che per completezza non ha eguali, quattrocentodieci pagine fitte fitte che riescono a dare concretamente l’immagine di chi, in divisa o in abiti borghesi, fu coinvolto in quel grande conflitto, e non si parla solo di italiani, ma anche di austriaci. Il fatto che riguardi gli opposti contendenti è tanto più importante perché veniamo a conoscenza di comportamenti simili, di una vita estremamente disagiata che ha accomunato i nostri e i nemici, uguali perfino nel trattamento riservato alle popolazioni occupate, sospettoso, inquisitore, non di rado, purtroppo, anche feroce. Questo dimostra che indipendentemente dalla nazionalità e dalla divisa il comportamento degli esseri umani, pur nell’eccezionalità di un conflitto, è sostanzialmente analogo. Entrambi combattono più per paura di essere uccisi che per convinzione, sono capaci di di gesti di umana pietà come di incredibili nefandezze, sono carnefici e vittime di una rigorosa e fredda disciplina senza la quale probabilmente getterebbero le armi alle ortiche. Non è un libro facile da leggere, anche perché a volte può sembrare un po’ tedioso per effetto delle minuziose descrizioni, ma arrivati alla fine si comprende senz’altro che cosa sia stata veramente la Grande guerra, una mattanza che ha accomunato nelle sofferenze e nell’orrore entrambi gli schieramenti. Fabi non giudica, racconta senza enfasi e senza mai cadere nella retorica, è uno storico serio che non fa altro che raccogliere i dati delle fonti e confezionare un testo che credo possa essere preso a esempio per completezza e serietà, una di quelle rare opere dove ciò che conta sono i fatti, nella loro crudezza, nella loro asettica descrizione, senza personali e rischiose interpretazioni.
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